Affitti sempre più costosi per gli studenti universitari

Punte di seicento euro al mese per una stanza singola Contro il caro prezzi crescono le case in condivisione

Affitti sempre più costosi per gli studenti universitari

É sempre più caro studiare a Milano. Mentre il costo medio a livello nazionale è in discesa, sotto la Madonnina salgono i prezzi degli affitti per gli studenti fuori sede e regala alla città il primato di più esosa d'Italia. Secondo le stime, una singola nel capoluogo lombardo vale 543 euro, mentre a Catania solo 203. «A livello nazionale la media del costo mensile per l'affitto di una singola è di 402 euro - precisa la ricerca effettuata su 14 città universitarie - lievemente in calo rispetto allo scorso anno (-3%)». In Lombardia invece la rilevazione segna un più tre per cento «e si registrano picchi di oltre 600 euro al mese per una stanza singola per le zone più centrali, vicine agli atenei o alle vie della movida». A Roma, per dire, «si pagano 428 euro, prezzo sceso del 2% in un anno a fronte di una domanda in lieve calo (-2%)». Ma in questo momento storico Milano è lanciatissima e attira nuovi cittadini spingendo i prezzi. Per questo si assiste a un aumento delle soluzioni alternative come la condivisione delle stanze. «Gli studenti che si accontentano di dividere la stanza con un'altra persona possono contare su importanti margini di risparmio, al punto che in un anno la richiesta di questo tipo di sistemazione è aumentata del 3%. La media italiana per affittare un posto letto è di 285 euro, ma le oscillazioni da città a città sono notevoli anche in questo caso: a Milano il posto in doppia costa mediamente 368 euro, mentre a Roma bastano 305 euro».

Il capoluogo lombardo non è il solo in cui i prezzi schizzano verso l'alto: a Palermo e Bologna gli aumenti sono arrivati al 10 per cento. Ma le difficoltà non fermano la voglia di formazione: secondo un sondaggio di Skuola.net su 1.500 studenti che da inizio settembre affronteranno i test d'ingresso la caratteristica principale degli intervistati è la tenacia. «Se la prova di quest'anno dovesse andar male, la stragrande maggioranza non abbandonerà le speranze - afferma il sito - il 41% proverà a entrare in un corso simile per ritentare con i quiz l'anno prossimo, il 15% si prenderà un anno sabbatico per concentrarsi sulle prove d'accesso del 2019, l'11% proverà ad aggirare l'ostacolo iscrivendosi in un'università straniera (con sede in Italia)». E qualcuno è già impegnato a superare l'ostacolo: il 37%, infatti, è al secondo anno di tentativi, mentre per il 19% si tratterà come minimo della terza occasione. La coscienza di quanto possa essere difficile però non spaventa, anzi spinge a organizzarsi: il 52 per cento dei candidati infatti proverà almeno due o tre test per aumentare le proprie chances.

Quello che orienta le scelte è nella maggior parte la propria sensibilità: «Il 56% (che arriva al 64% nel caso dei liceali) ha deciso in base alle proprie passioni - dice la ricerca - Il 16% si è orientato verso corsi in grado di offrire più sbocchi lavorativi. Solo il 13% si è lasciato attrarre dalle sirene dei guadagni futuri. Appena il 7% è stato convinto dalla famiglia».

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