È una dei due candidati con più firme di sostegno, 344. Pensa alla sua candidatura solo come l'ultima di una serie di «sfide sempre più complesse che ho accettato nella mia carriera». E Marisa Porrini, già preside di Agraria, questa la ha accettata anche perché ha sentito, oltre a una spinta personale, quella del suo ambiente accademico, tanto da vantare un terzo dei sostegni dall'area umanistica, che «voleva esprimere una sua candidatura».
È più di altri la candidata della continuità. È forse la figura che ha meno sopportato gli appelli al cambiamento di Gianluca Vago: «Non ritengo che la discontinuità in sé sia un parametro da utilizzare in questo caso perché saremmo comunque discontinui dal passato grazie alla riforma e al fatto che siamo tutti candidati dell'area scientifica, senza contare che per la conservazione di certi valori la continuità è un elemento positivo».
Il suo programma è dettagliato per scelta, così giudica quello della concorrente Campadelli troppo sintetico e quello di Vago infarcito di slogan: «Scrivere cosa si intende fare in modo puntuale può essere anche pericoloso rispetto a una semplice elencazione di principi perché ti espone a più critiche». È un progetto di università che Porrini riassume nell'idea di lavorare per obbiettivi costituendo vere e proprie task force.
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