Dopo giorni di incertezze, Gabriele Albertini getta la maschera. Non c'è ancora l'annuncio ufficiale (potrebbe essere sabato 10 novembre, magari al teatro Dal Verme), ma dalle parole di ieri è chiaro che l'ex sindaco è pronto a scendere in campo per candidarsi alla presidenza della Regione, dove da giorni a spingerlo è il governatore uscente Roberto Formigoni. L'occasione è stata la presentazione del libro di Salvatore Carrubba Il cuore in mano. Viaggio in una milano che cambia e non lo sa, organizzata ieri al Pirellone dal consigliere regionale dell'Udc Enrico Marcora. Non a caso il volume di un ex assessore della sua giunta, a cui Albertini è sempre stato ed è rimasto particolarmente legato, probabilmente per la sua competenza e il profilo lontano dal politico di professione. Al tavolo dei relatori anche gli ex sindaci Paolo Pillitteri e Giampiero Borghini, forfait all'ultimo minuto Carlo Tognoli e Giuliano Pisapia.
Palco di prestigio e andamento lento, fino al fuoco d'artificio finale sparato da Albertini commentando l'avanzata di Beppe Grillo in Sicilia e lo scarso 46 per cento dei votanti. «Un risultato sconvolgente - commenta Albertini - perché rappresenta un rifiuto politico dei partiti e anche delle altre istituzioni». Poi il colpo di scena, dopo che con i giornalisti si era nascosto («Non lo so, sto studiando se fare il candidato o no, vediamo»). «Quello che proveremo a fare - l'incipit che tradisce finalmente l'esistenza di un progetto già ben avviato - è di fare in modo che la nostra regione possa esprimere anziché l'antipolitica, una concezione diversa e possa essere riconosciuta nel valore dell'onestà e del pragmatismo». Due temi che hanno da sempre improntato la sua azione politica. Come a dire che con me in Lombardia Grillo non passa. «Una buona occasione per distinguersi non nei simboli, ma nella qualità delle persone». L'identikit di quella lista civica, capace di aggregare moderati e società civile, ma anche di recuperare i molti elettori delusi del Pdl. E magari ricostituire quell'alleanza con l'Udc che in Sicilia è stata così importante per la vittoria della sinistra e di cui l'incontro organizzato da Marcora, non a caso un pezzo grosso del partito in Lombardia, potrebbe essere un primo segnale. Abbandonando così la Lega, magari nell'ottica della creazione della sezione italiana del Partito popolare europeo.
E non è un caso che questa strategia sia stata studiata proprio ieri da Albertini che ha incontrato l'ex assessore regionale Raffaele Cattaneo e il deputato europeo Mario Mauro, due plenipotenziari ciellini incaricati da Formigoni di studiare la possibilità di mettere in moto la macchina elettorale. Con Albertini che sempre ieri ha partecipato anche all'appuntamento dell'Associazione Lombardia per le riforme di Giuseppe Valditara, il senatore ex an uscito dal Pdl per seguire Gianfranco Fini. E anche qui era presente il parlamentare dell'Udc Pierluigi Mantini.
Difficile che tutte queste siano coincidenza. Così come non è una coincidenza l'accelerazione proprio quando nel Pdl comincia a girare il nome di Carluccio Sangalli, un politico d'esperienza e oggi presidente di Confcommercio che potrebbe raccogliere consensi trasversali.
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