Albertini-Pdl, tira e molla sull'accordo

Non c'è un accordo, ma nemmeno quella rottura definitiva che qualcuno già prevedeva alla vigilia dell'incontro di ieri tra Gabriele Albertini e i responsabili regionali del Pdl Mario Mantovani e Viviana Beccalossi. Perché al vertice l'ex sindaco si è presentato con programma ricalcato sulla carta dei valori del Ppe, da sottoporre a chi voglia stringere patti elettorali con il Movimento Lombardia civica. Nel mirino quel Roberto Maroni che ha già incassato l'appoggio di Silvio Berlusconi. «Me lo aspettavo - ha detto Albertini - è una posizione legittima che rispetto. Ma il documento che ho presentato è la dimostrazione che un'alleanza con la Lega è una contraddizione in termini».
Ma al termine dei 45 minuti di colloquio, Mantovani ha raccontato che «non si è parlato dell'ipotesi di primarie di coalizione, abbiamo solo ribadito che per noi il rapporto con la Lega è essenziale». Perché questo è il vero nodo. Maroni ha più volte ripetuto di essere disposto al matrimonio, ma solo a patto che il candidato del centrodestra sia scelto con un voto. Proposta sempre rifiutata da Albertini. E se la Lega sottoscrivesse il documento? «Quando vedrò la firma di Maroni - ha risposto ieri l'ex sindaco -, ne riparleremo». Quanto al futuro di Berlusconi, Albertini dice che «sembra essere un progetto politico che intende raccogliere intorno a sé un gruppo di fedelissimi. Mi auguro che quello che rimarrà del Pdl, voglia costruire il Partito popolare europeo con le altre forze centriste che compongono la casa dei moderati senza dimenticare l'importante contributo di movimenti come quello di Montezemolo che intendono aderire a questo nostro progetto».
Ora tra le mani di Mantovani è rimasto il documento di Albertini. Cinque i punti, tra cui la richiesta alla Lega di rinunciare alla «proposta di legge popolare per la promozione di un referendum popolare sull'Europa e sull'euro». E poi l'impegno a che il consiglio regionale lombardo faccia «entro il secondo mese dal suo insediamento» una legge «per la creazione di una macroregione del Nord dotata di ampia autonomia». Quindi «la definitiva approvazione alle Camere entro il 20 dicembre del decreto legge sul riordino delle Province», la liberalizzazione dei servizi pubblici locali per legge entro un mese dall'insediamento del nuovo consiglio regionale e l'approvazione di un «piano di cessione di immobili residenziali di proprietà delle Aler lombarde».
Il coordinatore Mantovani ha detto «valuteremo, ne discuteremo al Tavolo lombardo del Pdl. Poi decideremo». Perché «il tempo non è stringente, si vota a marzo e forse anche più in là. Quindi c'è tutto il tempo per fare scelte coerenti: il rapporto con la Lega resta prioritario, quindi ritengo che dobbiamo tenerne conto».


Ancora critico il governatore Roberto Formigoni. «Ho rispetto e stima per Maroni e mi auguro che l'alleanza con la Lega possa proseguire, ma ritengo che il ragionamento politico debba far preferire un candidato del Pdl. O indicato dal Pdl».

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