Più che un vertice di maggioranza tra Pdl e Lega, sarà un tutti contro tutti l'incontro convocato per oggi alle 13 dal governatore Roberto Maroni in Regione. Perché sul tavolo c'è la resa dei conti sull'Aler, l'azienda che si occupa delle case popolari e la cui riforma è uno dei primi impegni presi da Maroni all'atto di insediarsi. Una rivoluzione diventata indispensabile dopo aver preso in mano il bilancio-voragine che fa finalmente luce su un buco da 80 miliardi di euro. E che potrebbe anche crescere nella due diligence che la società di revisione contabile Bdo è stata incaricata di consegnare entro il 24 dicembre al commissario Aler Gian Valerio Lombardi.
Ma la verità è che quando si parla di poltrone, le convinzioni ideologiche tramontano e immediatamente alleanze e ostilità diventano trasversali. Così come dimostra la Babele generata da ben sei diversi progetti di legge al momento depositati in consiglio. E la riunione del Pdl di venerdì scorso da cui nessun accordo è uscito nemmeno all'interno di un unico partito. Perché la situazione attuale che vede l'Aler divisa in aziende provinciali, prevede ben 182 poltrone: con 13 consigli di amministrazione (91 membri), 13 direttori generali, 13 organismi di vigilanza (39 membri) e 13 collegi dei sindaci (39 membri). Un vertice che da solo oggi costa oltre 5,2 miliardi di euro all'anno. Facile capire che quando Maroni ha spinto la giunta a votare un progetto di legge che prevede un'unica azienda e solo 16 poltrone, in molti siano saltati sulla seggiola. O, meglio, sulla poltrona. Non per la verità il consigliere Pdl Fabio Altitonantre che aveva per primo elaborato un pdl con azienda unica con sedi territoriali e unico cda. Una proposta a cui si oppone il pdl firmato dai formigoniani Luca Del Gobbo e Mauro Parolini che chiedono 7 aziende autonome al posto delle attuali 13 e 84 poltrone. Quattro aziende, invece, vuole la Lega il cui pdl prevede 4 cda (con altrettanti organismi di vigilanza e collegi dei revisori) e 4 direttori generali. Una proposta che non dispiace al Partito democratico il cui pdl ricalca la richiesta di 4 aziende e altrettanti cda. In questo caso, si dice, oltre alle poltrone da salvare il vero problema è la difesa dei sindacalisti che oggi vivono all'ombra dell'Aler. Almeno 13 dirigenti per ogni sigla a cui vanno aggiunti i distacchi sindacali: un centinaio di persone per nulla intenzionate a cambiare collocazione. A chiudere c'è la proposta dei «grillini» che vorrebbero 12 aziende e le cui caselle di vertice oscillano tra le 108 e le 168. Anche se per la verità molte dovrebbero essere senza emolumenti.
A cercar di far quadrare conti e soprattutto poltrone, oggi con Maroni ci saranno il suo vice Mario Mantovani e gli assessori alla Casa Paola Bulbarelli e all'Economia Massimo Garavaglia, i capigruppo Mauro Parolini e Massimiliano Romeo e i primi firmatari dei progetti di legge Altitonante, Del Gobbo e per la Lega Alessandro Sala.
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