Algerino aggredì due persone, mandandone uno in fin di vita: tradito da zaino e scarpe catarifrangenti

Il 40enne, con una scusa, aveva fermato due persone vicino a una pizzeria in zona Centrale e poi le aveva brutalmente aggredite. Le forze dell'ordine lo hanno riconosciuto in un video grazie a due particolari

Algerino aggredì due persone, mandandone uno in fin di vita: tradito da zaino e scarpe catarifrangenti

La sera del 12 gennaio, aveva avvicinato due persone con la scusa di chiedere qualche informazione. Poi, subito dopo, era tornato indietro, lanciando verso di loro una bottiglia di vetro e sferrando un colpo di cacciavite all'addome di uno dei due. E, così, senza un motivo apparente, lo aveva quasi ucciso. Ma in queste ore, come riportato da Milano Today, l'aggressore è stato individuato dopo aver lasciato qualche indizio, che gli investigatori sono riusciti a trasformare in prove per fermarlo.

Le accuse all'aggressore

Così, gli agenti del commissariato Garibaldi Venezia, guidati da Salvatore De Bartolomeis, hanno fermato un uomo di 40 anni, un cittadino irregolare di origini algerine, ritenuto il presunto autori dell'aggressione, avvenuta qualche giorno fa. L'uomo, infatti, ora dovrà rispondere delle accuse di tentato omicidio e minaccia aggravata nei confronti dei due passanti che ha aggredito, un 29enne e di un 38enne.

La dinamica dell'assalto

L'aggressione del 40enne si era consumata mentre le due vittime si trovavano fuori da una pizzeria, all'angolo tra via Schiaparelli e via Ponte Seveso. Entrambi stavano bevendo una birra. L'uomo, che li aveva avvicinati con una scusa, li aveva poi aggrediti con violenza, quasi uccidendone uno a causa di un colpo inferto con un cacciavite. In quella circostanza, poi, l'assalitore avrebbe inseguito una delle vittime all'interno del locale ed era stato fermato soltanto grazie all'intervento di alcuni dipendenti. A causa della ferita all'addome, il passante più grave era stato subito ricoverato e operato al Fatebenefratelli (dove era rimasto a lungo in prognosi riservata), mentre l'amico era stato rintracciato la mattina successiva in hotel.

La ricostruzione e l'identikit

Attraverso i racconti delle due vittime, gli investigatori del commissariato sarebbero riusciti a ricostruire l'identikit del responsabile, mettendo poi insieme una serie di immagini di soggetti potenzialmente compativibili con quelle riprese dalle telecamere di sicurezza. A colpire le forze dell'ordine erano stati uno zaino e un paio di scarpe con inserti catarifrangenti, che il 40enne aveva al momento dell'attacco.

Il riconoscimento e il fermo

Quando le due vittime hanno potuto riconoscere il volto dell'aggressore, gli agenti sono riusciti a individuare anche il suo nome e il suo cognome, chiedendo al pubblico ministero, Giancarla Serafini, un decreto di fermo (che poi è arrivato). Così, dopo alcuni giorni di ricerche, un funzionario del commissariato e un collega hanno riconsciuto l'algerino tra i pendolari in attesa del tram, in piazza Caiazzo.

L'uomo, in quel momento, portava ancora lo zaino e le scarpe che si erano rivelate fondamentali per il riconoscimento. Dopo l'interrogatorio, avvenuto ieri pomeriggio, il suo fermo è stato convalidato e il 40enne è rimasto in carcere.

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