Anarchici, corteo flop con 300 manifestanti e 550 agenti di polizia

Pochi intimi alla protesta "antimperialista", il centro resta in ostaggio tutto il pomeriggio

Anarchici, corteo flop con 300 manifestanti e 550 agenti di polizia

Più che un corteo un vero e proprio insuccesso degli anarchici. Che con toni drammatici, abilmente modulati sul web nei giorni precedenti, sembravano voler mettere a ferro e fuoco la città per protesta contro l'Eni e le multinazionali, lasciando intravvedere una probabile replica dei disordini causati dalla violenza dei Black Bloc il primo maggio di tre anni fa, durante l'inaugurazione di Expo. E invece sono andati in scena i soliti slogan triti e ritriti, con lancio di fumogeni, vetrine imbrattate, spranghe, bastoni e coltelli sequestrati dai poliziotti che hanno denunciato cinque antagonisti. Un film visto e rivisto. Sempre quello e sempre più stanco. Trecento anarchici un po' nostalgici e un po' fuoritempo hanno tenuto per tutto il pomeriggio in ostaggio la città controllati a vista da uno spiegamento di 550 poliziotti. La manifestazione, partita dalla stazione Centrale in piazza Duca d'Aosta ha percorso via Galvani, via Pola, piazzale Lagosta, via Trau, via Alserio, via Farini, piazzale Maciachini, via Imbonati sino all'angolo con via Bovio, dove si è conclusa. Era stata indetta dall'area antagonista contro l'Eni e le multinazionali e aveva fatto temere il peggio, per questo il dispositivo messo a punto dal questore Marcello Cardona è stato ingente con sopralluoghi, ispezioni e bonifiche, anche nei giorni precedenti all'evento.

«Un vero flop, poche centinaia sempre più isolati, sparuti e anacronistici- ha commentato Riccardo De Corato, assessore alla sicurezza della Regione- eppure hanno di fatto bloccato la zona attorno a stazione Centrale. In piazza solo alcune centinaia di attivisti dei centri sociali provenienti da diverse zone d'Italia. Peccato solo che si aggiungano alla lunga serie di sbandati, di migranti, di drogati e spacciatori che assediano i palazzi e danneggiano le realtà commerciali, messe a dura prova ormai da anni». Un corteo che, oltre all'Eni e alle multinazionali, ha preso di mira le banche, Berlusconi (tanto per cambiare) e Israele.

«Non so su cosa abbiano protestato- ha spiegato l'amministratore delegato dell'Eni, Claudio Descalzi- Il fatto è che noi stiamo investendo tantissimo, fino a 1,2 miliardi di euro per fare solare e fotovoltaico in Italia, senza sussidi e rimpiazzando il gas. Probabilmente le contestazioni milanesi vanno contro un certo sistema che riguarda le società multinazionali che ha anche aspetti che possono essere criticati».

Polemiche che hanno però riguardato anche la necessità di utilizzare le forze di polizia per tenere a bada pochi antagonisti sottraendole a compiti di controllo che più interessano la comunità: «La Milano civile è stata messa ancora una volta in scacco - ha commentato Manfredi Palmeri, consigliere liberale e capogruppo di Energie per l'Italia in Regione Lombardia- con le forze dell'ordine costrette a operare per contenere i pericoli antidemocratici dei pur pochi partecipanti, a detrimento dei servizi sul territorio a tutela dei cittadini». Una città «serrata», con vetrine abbassate, negozi chiusi, auto spostate, cestini rimossi, zone isolate e 18 linee Atm deviate e rallentate.

«Erano 4 gatti ma questo non ha impedito loro di creare enormi disagi ai cittadini- ha protestato Gianluca Comazzi, capogruppo di Forza Italia al Consiglio regionale della Lombardia- Non sottovalutiamone però la pericolosità».

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