Anche la statua del Ventennio spaventa i rossi

Anche la statua del Ventennio spaventa i rossi

C'erano anni cupi nei quali Norberto Bobbio poteva dire che «dove c'è cultura non c'è Fascismo e dove c'è Fascismo non c'è cultura». Lo diceva e tutti gli pseudo intellettuali a ripetere come pappagalli ben ammaestrati. Poi però Bobbio nonostante l'assoluta contrarietà dei suoi sedicenti fedelissimi, ebbe il coraggio di concedere un'intervista corsara a Pietrangelo Buttafuoco «sul suo essere stato un fascista - racconterà Buttafuoco stesso -, sulla vergogna di aver dissimulato e di aver perfino scritto una lettera al Duce». La differenza tra i giganti e i nani, gente che nemmeno dopo decenni di studi che hanno dimostrato come alcune delle menti più eccelse del secolo come Marinetti, Terragni, D'Annunzio, Gentile, Pirandello e Sironi tanto per fare una rapida rassegna, furono convintamente fasciste.

Lezione inutile visto quello che ieri è toccato al «Bigio», la scultura in marmo di Carrara di Arturo Dazzi, realizzata nel 1932 e posta a Brescia in Piazza della Vittoria. Nel 2013 il restauro, ma poi la decisione dell'amministrazione di centrosinistra guidata da Emilio Del Bono di bloccarne la ricollocazione.

«L'errore è stato di non fare a pezzi quell'orribile statua del Dazzi. Avrebbero risolto il problema alla radice. Quando uccisero Benito i partigiani sapevano esattamente che se lo avessero lasciato in vita sarebbe successo il finimondo. E così provvidero a sistemare le cose». Parole sconcertanti, soprattutto perché scritte non da un qualunque selvaggio navigatore di Facebook, ma da Massimo Minini, il gallerista e presidente della Fondazione Brescia musei che per il Comune gestisce i poli espositivi come santa Giulia e il Castello. «Un messaggio vergognoso - la condanna dell'assessore regionale Viviana Beccalossi - Qualcosa che ha dell'incredibile. Roba da non credere, al pari di quei Paesi incivili che ancora oggi bruciano le chiese o censurano la stampa e il libero pensiero».

Il «Bigio», intanto, sta nel deposito e aspetta di tornare come previsto dalla Soprintendenza. Nel frattempo, chiede Beccalossi, «il sindaco Delbono rimuova subito Minini, non può rimanere lì». Spaventato da una statua.

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