Appalti agli amici di Majorino ecco tutti i sospetti di Cantone

I fondi concessi senza gara e il rischio irregolarità Il Comune in imbarazzo: «Erano casi di urgenza»

Il Comune cerca di negare, ma l'ipotesi di favoritismi negli appalti ad imprese amiche frazionando gli importi per non dover ricorrere alle gare, potrebbe essere una buccia di banana nella corsa di Pierfrancesco Majorino per una candidatura a sindaco. Di ieri la nota ufficiale, dopo che Riccardo De Corato (Fratelli d'Italia) ha chiesto l'elenco dei servizi affidati con trattativa privata dall'assessorato al Welfare di Majorino. Annunciando un'interrogazione sulla diffida inviata dal presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione Raffaele Cantone al settore Servizi sociali.

Nella replica affidata all'ufficio stampa si legge che «il Comune bandisce ogni anno centinaia di gare a evidenza pubblica per l'appalto di lavori, forniture o servizi». Aggiungendo che «nella procedura negoziale, nella gran parte dei casi, coinvolge più soggetti, anche sorteggiati o individuati dopo la creazione di albi redatti dopo avvisi pubblici». Per quanto riguarda il settore del Welfare «le procedure fanno riferimento nella maggior parte dei casi all'allegato 2b del Codice degli appalti pubblici proprio in relazione alla particolare natura dei servizi socio-assistenziali forniti alla persona, spesso in situazioni di urgenza e a soggetti e famiglie che di frequente si trovano improvvisamente in stato di bisogno». E «riguardo all'identificazione degli esercizi commerciali dove alcuni degli utenti dei Centri diurni disabili si recano saltuariamente per il pranzo - nell'ambito di attività di sperimentazione di autonomia della persona - sono stati individuati da tempo nel contesto territoriale dove sono i centri, tenendo in considerazione la vicinanza, l'accessibilità dei locali e la disponibilità ad accogliere persone con disabilità». Gli stessi utilizzati «anche dalle precedenti amministrazioni».

Parole che non convincono i Radicali Marco Cappato e Marcello Crivellini che chiedono di «rendere effettivamente disponibili e raggiungibili tutte le determinazioni dei dirigenti in materia di spesa e di appalti». Ricordando come Cantone abbia inviato al sindaco Pisapia «due file con affidamenti che appaiono al di fuori delle norme del Codice degli appalti». Per Cappato e Crivellini, tra i 468 del periodo gennaio 2010-marzo 2015 per 10 milioni di euro, «il rischio di irregolarità (cioè appalti a una stessa società la cui somma supera i 40mila euro e per cui le procedure sarebbero dovute essere quelle previste per il cottimo fiduciario) si manifesta per 53 società su 115 (46%)». E quello di «grave irregolarità» (appalti a una stessa società la cui somma supera la soglia di 200mila euro, per i quali la procedura sarebbe dovuta essere la gara europea) per 14 su 115 (12%). Tra le 164 procedure gennaio 2013-marzo 2015 per 2,5 milioni, il «rischio di irregolarità» è per 17 società su 25 (68%) e quello di «grave irregolarità» per 3 (12%).

Con i Radicali che confermano «forte frazionamento, superamento delle soglie previste dal Codice degli appalti in modo da utilizzare procedure più semplici e discrezionali, individuazione di alcune società più “fortunate”».

di Giannino della Frattina

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