Aprire locali? È un'impresa Ora arriva la licenza a punti

Aprire locali? È un'impresa Ora arriva la licenza a punti

Chi ha intenzione di aprire un bar o di rilevare un'attività, si armi di pazienza. E possibilmente di un bravo commercialista: rispettare tutti i cavilli e le regole del regolamento comunale equivale a immergersi in un ginepraio senza scampo. Per ora si tratta di una bozza ma il provvedimento, che dovrebbe essere approvato entro la fine di settembre, impone una serie infinita di obblighi. Per ogni requisito rispettato, saranno assegnati dei punti, proprio come per la patente. E in base al punteggio finale si stabilirà chi può avere la licenza e chi no, chi deve essere sanzionato e chi invece è in regola.
I bar che si dotano di «sensori di rilievo del disturbo» guadagneranno 5 punti, chi installa impianti di insonorizzazione avrà 10 punti. Le serrande avvolgibili con silenziatore valgono 5 punti, così come la distanza tra i posti a sedere e l'impianto di climatizzazione. E via di questo passo. Fino a richiedere una sede distante 350 metri dalle abitazioni, impegno duro da rispettare in una città, a meno che non si decida di aprire un bar in un'area dismessa.
Al momento il regolamento non prevede premi per i bar che evitano di installare slot machine. Ma arriveranno anche quelli su sollecitazione di gran parte del centrosinistra.
Il complicato documento è stato discusso in commissione e le perplessità emerse sono già parecchie. «Siamo in epoca di semplificazione - contesta il vice presidente del Consiglio Riccardo De Corato - ma ci troviamo di fronte a un regolamento farraginoso che lascerà spazio a una sfilza di ricorsi». «La burocrazia del Comune - sdrammatizza l'assessore al Commercio Franco D'Alfonso - è pari a zero. Basta comunicare l'apertura mezz'ora prima dell'inizio dell'attività. Abbiamo ridotto il numero di norme e regolamenti». Tuttavia imporre dei paletti è necessario, precisa.
Il dubbio di tanti consiglieri, da Luca Gibillini (Sel) ad Alessandro Morelli (Lega), è che la serie di cavilli e sottocavilli scoraggi i negozianti onesti e apra la strada a chi invece inaugura i locali con soldi poco puliti. Cioè a chi, come spiega Gibillini, «può permettersi di investire 100 euro e guadagnarne 70». D'Alfonso tuttavia sostiene che la sede per arginare il controllo della mala organizzata sui locali non sia il regolamento in discussione.
Altro rischio: le regole troppo rigide potrebbero «svuotare» alcune zone delle attività. E dirottare la movida su altri lidi. Il regolamento infatti riguarda i permessi per aprire nelle zone «calde» dei locali: Navigli, Sarpi, Arco della Pace, corso Como, Porta Venezia, parco delle Basiliche. «Va bene la licenza a punti - continua Gibillini - ma si tenga conto che l'apertura di nuovi luoghi di incontro è un fatto positivo. Attenzione a non svuotare le zone “rosse“ anche di giorno». Dai banchi del Pdl, Andrea Mascaretti fa notare qualche incongruenza tra i requisiti imposti ai locali: «Si richiedono sicurezza pubblica (e i locali la portano) e sicurezza stradale. Ma non sempre i due requisiti coincidono. Bisogna fare più chiarezza per evitare fraintendimenti».

Idem per i chioschi interessati ad aprire in aree private: «Dando un'occhiata ai parametri del regolamento - sostiene Armando Vagliati (Pdl) - sembra impossibile che un chiosco ottenga il permesso: vengono tolti punti se si ha il dehor esterno, ma un chiosco non potrebbe essere tale se non l'avesse».

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