Arena, olimpionici in rivolta: devastata da sagre e Ramadan

L'associazione Atleti azzurri: «Il Comune ha lasciato che la pista venisse ridotta in uno stato vergognoso»

Antonio Ruzzo

L'Arena alza bandiera bianca. L'Arena, un pezzo di storia dell'atletica e, in questi anni, teatro di grandi manifestazioni come la finale del Grand Prix, la finale di Coppa Europa dei Campionati italiani assoluti e del meeting internazionale Notturna di Milano, il 24 e il 25 settembre avrebbe dovuto ospitare la finale dei Campionati di società assoluti che però non ci saranno. Perché la pista dell'Arena è a pezzi e quindi si disputeranno nel centro sportivo Gaetano Scirea di Cinisello Balsamo, impianto di ottimo livello e facilmente raggiungibile dalla città. Si sapeva. Si sapeva, ma ciò non toglie che questo resta uno smacco per una città da sempre abituata ad ospitare lo sport che conta e per chi nel tempio dell'atletica ha visto passare storia e campioni.

Una storia e un presente che non possono prescindere dall'impianto dedicato a Gianni Brera, come racconta in una lettera l'Associazione nazionale Atleti olimpici e azzurri d'Italia: «L'Arena è un tempio dell'atletica nazionale - scrive il presidente Gianfranco Baraldi - insostituibile da qualsiasi progetto di un eventuale centro federale sull'ex Area Expo. Noi siamo arrabbiati con le amministrazioni comunali che hanno permesso di ridurla vergognosamente nello stato attuale e che hanno permesso di occuparla con sagre di tutti i tipi, raduni, concerti, moschee volanti, ramadan e feste non sportive che hanno reso pista e pedane praticamente impraticabili».

L'Arena Civica, oggi casa dell'Atletica Riccardi e dal 2002 intitolata al giornalista sportivo Gianni Brera, è una pista magica dove sono stati realizzati ben 12 primati mondiali. Dove nel 1969 con il tempo di 4'12''4 Paola Pigni migliorò il record del mondo sui 1.500, dove il 16 e il 17 giugno del 1972, Pietro Mennea eguagliò rispettivamente il record europeo dei 100 metri in 10'' netti e quello dei 200 in 20''. Dove un anno dopo Marcello Fiasconaro firmò il record del mondo negli 800. Dove nel 1980 il polacco Wladislaw Kozakiewicz superò nel salto con l'asta la misura di 5,72 metri. E dove il 3 luglio dello stesso anno un grande atleta nero americano, l'ingegnere elettronico Edwin Moses corse i 400 metri a ostacoli in 47''13. Insomma storia. Traslocare per andare a ospitare una finale scudetto per società a Cinisellao, per la Fidal è stata una decisione dolorosa ma necessaria perché la pista non è nelle condizioni per garantire l'incolumità degli atleti. «Una scelta sicuramente fatta a malincuore - recita la lettera dell'associazione nazionale atleti olimpici - che però non deve autorizzare a pensare un futuro con nuovi impianti fuori dal mondo che costeranno cifre che invece potrebbero essere investite per sistemare definitivamente l'Arena, tempio della città, solo per lo sport per cui è famosa nel mondo».

Ed è una storia fatta d record, risultati ma soprattutto di nomi: «Sono passati dall'Arena atleti di tutto il mondo sia quando la prestigiosa pista misurava 500 metri, sia quando è stata ridotta a 400 - scrive il presidente Baraldi - Da Luigi Beccali ad Adolfo Consolini, da Ugo Frigerio a Mario Monti, da Ottavio Missoni a Livio Berruti, Eddy Ottoz, Alberto Cova, Pietro Mennea. Da Gelindo Bordin a Francesco Panetta a Gennaro di Napoli. Da Abdom Panich a Maurizio Damilano. Poi sono passati i grandi stranieri, uno per tutti Edwin Moses...».

Milano perde quindi un evento nazionale perché l'Arena non è in condizioni accettabili e questo non è certo un bel segnale per un movimento che proprio a Milano e in Lombardia vanta il maggior numero di iscritti nel Paese.

«Noi Azzurri continueremo la nostra lotta per convincere l'amministrazione milanese affinché rifaccia la pista - spiega Baraldi - Affinché ristrutturi spogliatoi, uffici e quant'altro necessita per rendere utilizzabile un impianto che ha fatto la storia di questa città».

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