Entri nella Galleria d'Arte Moderna di via Palestro, e ti si scalda il cuore. Bastano due sole stanze e una trentina di opere tra dipinti, disegni e sculture per catapultarti indietro nel tempo, quando la Belle Époque si declinava in art de vivre e Giovanni Boldini (1842-1931) ne era il conteso (e ben remunerato) ritrattista. Da Parigi a Londra metteva su tela l'eleganza raffinata, talvolta quasi sprezzante e presuntuosa, delle nobildonne dell'epoca che nessuno meglio di lui sapeva render fatali, con occhi da gatta, gambe lunghe, abiti svolazzanti e leggeri.
«Boldini. Ritratto di Signora» (da oggi e fino al 17 giungo) va gustata con calma, come il romanzo di Henry James da cui prende il titolo: ci si accomoda nelle due sale color pastello e si ammirano le opere come fossero un'installazione site specific. E un po', in effetti è così: anche questa mostra, per volere della conservatrice Paola Zatti, è un bon-bon concepito per valorizzare i capolavori della collezione permanente. Un modo sì per contenere i costi delle rassegne più ampie, ma anche per sottolineare il bello che già c'è. I risultati di questa politica culturale cominciano a vedersi: la Gam è uno dei musei milanesi più «instagrammati» dai turisti e adesso, tra specchi e cornici dorate, possiamo ammirarne gli splendidi disegni in grande formato siglati da Paul-César Helleu allestiti come una galleria su carta di femme fatale e tre bronzetti di Paul Troubetzkoy, lo «scapigliato» figlio di un principe russo che come Boldini si afferma quale ritrattista mondano. Alle pareti, ci osservano le signore «boldiniane». Arrivano dal Museo Boldini di Ferrara, città natale dell'artista, grazie a un felice scambio tra le due città: a Milano sono giunti i dipinti boldiniani, a Ferrara, proprio dalla Gam, sono andati tre dipinti divisionisti di Giovanni Segantini (tra i pezzi pregiati ora a Palazzo dei Diamanti per la mostra-gioiello Stati d'animo. Arte e psiche tra Previati e Boccioni, in corso fino al prossimo 10 giugno).
Boldini, nato nella città dell'Ariosto, formatosi in Toscana e poi adottato' dalla Ville Lumiere per quella sua pittura leggiadra e seducente, è il campione della ritrattistica mondana femminile: basterebbe come esempio del suo stile la Signora in rosa, ovvero Olivia Concha de Fontecilla, graziosa rampolla di una nobile famiglia cilena, un quadro da cui l'artista non volle mai separarsi, quasi per tenere con sé, ormai ultrasettantenne, quel simbolo di grazia gioiosa e sensuale. Domina la prima sala, accanto a La contessa de Leusse e a La passeggiata al Bois de Boulogne. Sulla parete opposta, Treccia bionda, che è invece un gioiello di casa Gam, valorizzato per l'occasione.
Ammiccanti, con le loro vesti leggere, color pastello, oppure maliarde, tutte comunque alte e slanciate, con quel loro sguardo di sfida: Boldini celebra su tela il riscatto di una generazione di donne che, tra Otto e Novecento, impara a dire la sua, affina le armi della seduzione (e dell'intelletto), vuole essere al centro dell'attenzione nei salotti che contano. Ce lo dice lo sguardo fiero di Madame X, che poi è la cognata di Helleu: una chicca da non perdere, ché il quadro di rado si allontana da Ferrara.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.