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Arrestarono No Expo: agenti assolti

Erano a processo per falsa testimonianza contro un 27enne (anche lui assolto)

Arrestarono No Expo: agenti assolti

Non mentirono, per il giudice di primo grado, i quattro agenti di polizia che erano finiti a processo dopo aver arrestato un No Expo durante la guerriglia del Primo maggio 2015. Due giorni fa il gup Sara Cipolla ha assolto nel procedimento con rito abbreviato il vicequestore Angelo De Simone e altri tre poliziotti.

A quattro anni e mezzo dai fatti, e con praticamente tutti gli antagonisti processati per i disordini che se la sono cavata con condanne piuttosto lievi, gli agenti rischiavano al contrario conseguenze molto pesanti. Erano accusati di falsa testimonianza in relazione al verbale alla base dell'arresto per resistenza aggravata di un 27enne sceso in piazza contro l'Esposizione universale. L'atto addebitava a Mirko Leone, assistito dall'avvocato Filippo Caccamo e poi assolto nel 2016, il lancio di un grosso sasso contro la testa di De Simone. Il pm Claudio Scalas aveva chiesto l'assoluzione dei quattro poliziotti. Il procedimento a loro carico è passato attraverso numerose traversie. Nel luglio dello scorso anno il gip Raffaella Mascarino aveva archiviato le accuse di falso ideologico e calunnia per otto agenti, sempre per vicende legate al fermo del No Expo. Aveva però disposto nuove indagini, per il solo reato di falsa testimonianza, per i quattro che deposero in aula a carico dell'allora imputato. Il giudice scrisse che attribuire al giovane il lancio del sasso fu un «errore», senza dolo, dovuto anche alla «concitazione» e alla stanchezza dopo quella giornata infernale. Da qui le archiviazioni. Diverso era, nella valutazione di Mascarino, confermare quelle accuse a mente fredda durante il processo al 27enne. Da qui la necessità di ulteriori approfondimenti sul singolo episodio.

In origine l'indagine è stata coordinata dal pm Marcello Musso, che alla fine degli accertamenti aveva chiesto l'archiviazione di tutte le accuse rivolte ai poliziotti. Istanza accolta dal gip appunto solo in parte. Il giudice ricordava nel provvedimento che Leone ottenne «piena assoluzione» grazie anche alle immagini delle telecamere, da cui si vedeva che non era stato lui a lanciare il «pezzo di cemento» che colpì il casco di De Simone.

Furono i giudici che assolsero il ragazzo a trasmettere gli atti in Procura per la presunta falsa testimonianza. In seguito Leone, che aveva passato due mesi e mezzo in carcere e tre ai domiciliari, aveva denunciato gli agenti anche per il presunto falso verbale e per calunnia.

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