Assessore aggredita: «Basta con gli sgomberi»

«Vergogna», «Non scappare». Con queste parole gridate in un tam tam che passava di via in via, è stata accolta ieri l'assessore alla casa del Comune di Milano Daniela Benelli in piazza Selinunte, al centro del quartiere popolare di San Siro. L'assessore era lì per un sopralluogo alle case popolari insieme alla «collega» regionale Paola Bulbarelli e al presidente dell'Aler Loris Zaffra. Era l'ultima tappa di un sopralluogo partito al Lorenteggio, e passato da Giambellino e quartiere Mazzini. La «visita» era pressoché finita (tanto che l'assessore Bulbarelli era già andata via), le buone intenzioni già comunicate (dall'avvio delle ristrutturazioni, allo sblocco dei Contratti di quartiere, alla lotta all'abusivismo, al recupero degli alloggi sfitti) quando sulla via del ritorno il presidente di Aler (prima) e l'assessore Benelli (dopo) sono stati «riconosciuti» da alcuni appartenenti ai centri sociali in zona per sostenere gli abusivi appena sgomberati in via Giaggioli. «Dovete bloccare gli sgomberi» chiedevano all'assessore. Lo chiedevano gridando «vergogna», gridando che i voti «arrivano da qui», gridando che «una soluzione andava trovata perché c'è la crisi e se quelle famiglie hanno occupato è perché non sapevano cos'altro fare». Lo dicevano a lei perché lei è di Sel, perché la sentono come una che deve stare dalla loro parte. Per questo le dicono che poche era prima era stata messa per strada «una donna incinta e una famiglia con due bambini e non c'era neppure l'ambulanza». Eppure su questa strada anche l'assessore di Sel adesso trova la protesta. In un attimo si è trovata circondata, lei, i suoi collaboratori e l'auto del Comune. «Dobbiamo trovare insieme un accordo. Ci dovete ricevere altrimenti veniamo comunque noi a trovarvi, lo sapete», hanno minacciato gli inquilini. L'hanno lasciata andare (e sbloccato il traffico) solo quando ha fornito il numero di telefono di un collaboratore. «Risanare il patrimonio esistente vuol dire mettere a disposizione alloggi per tutte quelle famiglie che, nel rispetto delle regole, aspettano una casa popolare - ha comunicato poi in serata l'assessore, mettendo nuovamente l'accento sulla questione delle regole - Sono circa 22 mila i nuclei in lista d'attesa. Assegnare alloggi significa anche sottrarre spazi alle occupazioni abusive e contrastare quindi un fenomeno che nei quartieri crea spesso disagio sociale, insicurezza ed è vissuto come una grave ingiustizia da parte degli inquilini regolari. E non può essere consentito. Pur tutelando sempre quelle situazioni particolarmente fragili che meritano assistenza sociale, il tavolo congiunto con Aler e Questura continuerà a programmare interventi nelle case occupate.

Scongiurando le flagranze e dando priorità ai casi che determinano allarme sociale». E gli inquilini: «Questa giunta si è solo riempita la bocca di parole e promesse in campagna elettorale è arrivata l'ora di dare risposte concrete a chi vive questa emergenza».

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