É stato colpito alle spalle da un uovo e al labbro da una moneta lanciata dagli autonomi che giovedì hanno contestato davanti a Palazzo Marino il piano di sgomberi dagli alloggi popolari approvato in prefettura. Anche dal Comune. Paolo Limonta, il braccio destro del sindaco, è considerato il trait d'union tra giunta e centri sociali. Su Facebook in serata ha scritto che «chi strumentalizza il dramma di chi non ha una casa è da condannare senza esitazioni e non potrà certo camminare con me».
Un attacco duro, con chi ce l'aveva esattamente?
«Mi riferivo innanzitutto a chi fa bassa politica sulla pelle della povera gente, quindi agli esponenti di Lega e centrodestra che hanno governato per 20 anni Aler e Regione e si permettono di dare lezioni sulla gestione delle case popolari».
Ok, ma non sono stati l'ex vicesindaco De Corato o Matteo Salvini a tirarle le uova.
«Tra chi strumentalizza ci sono anche persone della galassia dell'antagonismo milanese che pensano che i tempi siano maturi per fare la rivoluzione e considerano traditore e colluso con il potere chi non la pensa come loro, ma sono un'assoluta minoranza all'interno del mondo dei centri sociali. E giovedì non era una piazza di agitatori ma di famiglie che vivono una situazione di povertà e disperazione. Poi, deve essere chiaro che la risposta a questo tipo di situazioni non è occupare alloggi destinati a chi è in graduatoria, bisogna evitare guerre tra poveri e spetta al pubblico fare in modo che nessun alloggio resti sfitto, sono certo che il passaggio da Aler a Mm migliorerà la gestione».
In 3 anni però la giunta ha mandato messaggi ambigui a chi veniva a reclamare la sanatoria o lo stop agli sfratti.
«Non so se siano arrivati messaggi di questo genere, ma quando il governatore Maroni ha lanciato i 200 sgomberi in un mese abbiamo detto con estrema chiarezza che se l'alloggio non è pronto per essere subito assegnato verrà rioccupato».
E quindi? Meglio andarci piano con gli sgomberi?
«Non quel pericoloso estremista di Limonta, ma il prefetto ha sostenuto che l'emergenza non va gestita solo come problema di ordine pubblico ma di disagio sociale. L'obiettivo deve essere un recupero razionale degli alloggi, anche ma non solo attraverso gli sgomberi. É eticamente riprovevole che ci siano proprietà pubbliche in stato di abbandono».
Giovedì la protesta contro di lei, ieri è stato contestato in Statale il vicesindaco Ada Lucia De Cesaris. É un brutto momento?
«Ci sono dei problemi reali sul tappeto e come amministrazione non ci siamo mai tirati indietro nell'affrontarli, il palcoscenico che offrirà Expo porterà molti soggetti da qui al prossimo anno a manifestare, a mostrare insoddisfazione. Non mi spaventa, fa parte delle regole della democrazia. Ma ho sempre pensato che azioni violente e provocatorie all'interno dei cortei non facciano male solo a quei pochi ma molto di più a chi vive i problemi in prima persona».
Domani sarà una Prima della Scala blindata, poi si va verso Expo. Chiederete una tregua ai contestatori?
«Ognuno si assume le proprie responsabilità, io continuo a pensare che le contestazioni intelligenti e pacifiche raggiungano risultati molto più evidenti».
Non era importante che il sindaco lanciasse un messaggio di condanna nei confronti di chi l'ha contestata?
«Quello che è successo non è stato eclatante o gravissimo, e non faceva parte della complessita della piazza».
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