Sui muri di città studi erano comparsi manifesti con nomi, cognomi e numeri di telefono dei ricercatori che fanno esperimenti sugli animali. Una vera e propria minaccia con cui gli animalisti hanno esplicitamente dato degli «assassini» a chi lavora con le cavie in laboratorio.
Ora si scopre ci sono stati gli autori dei cartelli. «È l'organizzazione internazionale Animal Liberation Front ad aver rivendicato, sulla sua pagina Facebook, la paternità delle minacce, rivolte nei giorni scorsi contro 4 ricercatori dell'università degli studi di Milano».
A renderlo noto è Ambra Giulia Marelli, vice presidente di Pro-test Italia, associazione che si occupa di fare una corretta divulgazione sulla sperimentazione animale.
«È inaccettabile - commenta in una nota - che degli scienziati, rispettosi delle leggi fissate dallo Stato italiano e dalle regole seguite dalla comunità scientifica internazionale, che operano nell'interesse del miglioramento della salute delle persone vengano messe in pericolo da gruppi estremisti violenti». Pro-test si augura che «la magistratura possa presto risalire alle persone - conclude Marelli - che hanno ideato e compiuto questo inqualificabile gesto di incitamento alla violenza che non può e non deve avere cittadinanza in una società democratica come la nostra».
A finire nel mirino dei movimenti anti vivisezione sono stati Edgardo D'Angelo, del dipartimento di fisiologia umana, Alberto Corsini e una sua collaboratrice, Maura Francolini, (entrambi del dipartimento di scienze farmacologiche e biomolecolari) e Claudio Genchi di Veterinaria.
Sui manifesti - attaccati nelle strade dove vivono i docenti - gli anonimi non hanno lasciato spazio agli equivoci.
Uno di questi, ad esempio, recita: «Edgardo D'Angelo, vivisettore e assassino di animali. È un tuo vicino. Da più di 50 anni tortura e uccide cani, conigli e altri animali per esperimenti sulla fisiopatologia respiratoria. Vergogna assassino. Chiama il boia e digli quello che pensi di lui». Con tanto di numeri di telefono e indirizzi precisi. A fianco dei volantini sono state lasciate delle scritte come «torturatori di animali» e «basta vivisezione». Insomma, gli estremi per la denuncia per diffamazione ci sono tutti.
L'università ha subito condannato l'episodio esprimendo piena solidarietà ai suoi ricercatori e sporgendo denuncia. Stessa cosa hanno fatto gli studiosi e sul caso adesso indaga la Digos. Molti gli attestati di solidarietà da parte del mondo accademico e scientifico, in primis quello del rettore della Statale Luca Vago.
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