Banca svaligiata col tunnel Gruppo su Fb per i danni

Ai clienti non bastano rimborsi di 10mila euro «Class action, sottovalutati i rumori sotterranei»

Cristina Bassi

Oltre al danno la beffa. Sono sul piede di guerra i clienti della Banca Popolare di Novara di viale Regina Giovanna 25, angolo piazza Otto Novembre, presa di mira da un'abilissima «banda del buco» che lo scorso 12 agosto ha razziato una novantina delle circa 300 cassette di sicurezza chiuse nel caveau. Al danno rappresentato dal furto di oggetti preziosi e ricordi senza prezzo si aggiunge il sospetto-beffa: la rapina poteva essere evitata con una maggiore attenzione da parte della banca e dell'istituto di vigilanza. Non solo infatti i condomini del palazzo avevano sentito i rumori provenire dai sotterranei almeno quattro giorni prima, avvisando sia l'istituto sia le forze dell'ordine. Ma la mattina del colpo pare anche che un allarme sia scattato e che una guardia sia intervenuta. Sarebbe però andata via senza entrare, rassicurata da un'impiegata - minacciata dai banditi - da dietro un vetro.

Per questo è nato su Facebook (chiuso agli estranei) il «Gruppo caveau clienti Popolare Novara-Milano 12/08/2016». Qui gli iscritti, finora sono una ventina, si scambiano informazioni e consigli. Ma soprattutto preparano azioni legali collettive. Siamo accanto a Porta Venezia, ci sono commercianti, manager, professionisti. Il nodo centrale sono i risarcimenti dei danni patrimoniali e non. Nelle cassette c'erano beni e denaro in alcuni casi per centinaia di migliaia di euro, mentre il massimale della copertura assicurativa sarebbe di 10mila euro. Almeno secondo le prime informazioni ricevute dai clienti. I cassettisti preferiscono non comparire con nome e cognome. Aspettano di capire come andrà a finire il braccio di ferro con la banca. Alcuni si appellano alla privacy in particolare sui beni trafugati. La rabbia però è palpabile. «Diamo voce a tutte le vittime del colpo messo a segno dalla banda del buco avvenuto il 12 agosto», si legge nella presentazione, che parla di «situazione a dir poco grottesca». Le lamentele riguardano tra l'altro il ritardo con cui l'istituto ha avvertito i clienti dell'accaduto, la confusione nelle informazioni ricevute su come e dove presentare la denuncia e la condotta della vigilanza privata: non c'era nessuno davanti ai monitor di sorveglianza quel venerdì mattina?

«Ci vorranno anni per avere un giusto risarcimento - scrive un rapinato - oppure dovrò accontentarmi di quello che mi offrono» per chiudere la vicenda. «Ho letto - puntualizza un altro - che i sistemi anti furto delle banche prevedono anche sensori di rilevazione delle vibrazioni...». Ancora: «Il comportamento della banca successivo alla rapina non è stato certo professionale e nemmeno vagamente umano». E: «Mi hanno rubato tutto. Tutti ricordi preziosi di tutta la vita mia, di mia mamma, mio padre, nonni. Tutto. Non in casa. Nella cassetta di sicurezza in banca. Come? Un buco nel pavimento. E gli allarmi, le telecamere, i sensori? E la banca stessa con la polizia allertate dai condomini che hanno sentito i rumori nei giorni precedenti? Nulla. C'è di peggio al mondo e lo so bene. Ma ognuno di quegli oggetti che amavo era il ricordo di un giorno di un volto. Erano parte della mia storia». Un'altra correntista racconta al Giornale: «Partendo per le ferie, ho portato tutto nella cassetta. Al sicuro, credevo. Gioielli, orologi, pezzi di antiquariato, contanti. Ho saputo della rapina dai giornali e ho trascorso quattro giorni da incubo in cui non sapevo se i miei beni fossero tra quelli rubati». Infine la testimonianza di un cassettista 85enne, ingegnere in pensione: «Mi hanno avvertito solo quattro giorni dopo. Ancora oggi non mi permettono di scendere nel caveau a verificare se magari è rimasto qualcosa. Da parte della banca poi ci sono state molte negligenze. Mi hanno raccontato che in quei giorni, mentre i rapinatori scavavano il tunnel, tremava persino il marciapiede.

Possibile che nessuno dei dipendenti se ne sia accorto? Ora ho visto che c'è un guardiano lì davanti, ma è un po' tardi... Se chiuderò il conto? Non credo. Statisticamente ora quella è la banca più sicura della città».

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