di Paolo Galassi*
Luovo che gli imprenditori milanesi hanno oggi sulle loro tavole è un uovo di cioccolato amaro e la sorpresa che si nasconde al suo interno non è certo delle migliori e rischia di fare saltare un sistema già duramente provato. Gli imprenditori, infatti, sanno bene che il punto di forza delle loro imprese è quel capitale umano che vogliono assolutamente difendere e valorizzare, ma sono anche consapevoli di avere già messo in atto tutti gli sforzi possibili per tenere aperti i cancelli delle loro fabbriche. Sforzi che, purtroppo, non sono stati seguiti dal sistema bancario e che spesso non hanno trovato nel mondo politico un attento interlocutore. Da una parte il mondo del credito non ha riversato sul mercato le iniezioni di liquidità della Banca Centrale Europea ma le ha utilizzate per fini speculativi; dallaltra i costi della burocrazia, la pressione fiscale, lintroduzione dellImu e laumento delle accise sui carburanti (tanto per citare alcuni dati recenti) strozzano il sistema impedendogli di rilanciarsi. Nei fatti stiamo assistendo a un depauperamento del territorio: nellultimo anno si registra che le imprese lombarde abbiano perso 40 miliardi, che non riescano più ad andare avanti e che per molti la triste conseguenza sia la chiusura con la perdita di un patrimonio di creatività e capitale umano unico. Allora sorgono spontanee alcune riflessioni: perché se da una parte si obbligano le Pmi a sottostare a una pressione fiscale sempre più pesante, proprio la Pubblica amministrazione è in costante ritardo nei pagamenti? Per non parlare della complessità della burocrazia che ormai richiede a ogni impresa di dedicarvi un dipendente full time per un costo medio aziendale di circa 1200 euro al mese. Quanto alla pressione fiscale, invece, va rilevato che se nel 2012 quella ufficiale è prevista al 45%, quella reale, se verrà confermato lulteriore aumento Iva previsto per autunno, dovrebbe toccare il 54,5%. Un record che non ha eguali al mondo. Così come non ha eguali il caro carburante che incide in modo sempre maggiore sul bilancio aziendale. A tal proposito preoccupa il recente incremento delle accise varato per coprire il fondo calamità.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.