Si avvicina il momento della verità per il caso moschee. Dopo anni di discussioni, confusione e «inversioni a u», finalmente la soluzione partorita dal centrosinistra che amministra Milano arriverà nei luoghi deputati alla decisione: la giunta e il Consiglio comunale. Il problema, per l'assessore Pierfrancesco Majorino che ha gestito negli ultimi mesi il dossier, è che ci arriva fra gravi incertezze.
Si sa da agosto che Majorino, che ha ereditato la «patata bollente» da una riluttante Ada Lucia De Cesaris (vicesindaco con delega all'Urbanistica), ha concepito la strada del bando per concedere alcune aree comunali su cui edificare queste moschee o chiese (non cattoliche). Si parlava di quattro aree, poi sembra ridotte a tre, ma per ora non se ne conosce che una: gli ex bagni di via Esterle, che sembrano fatti apposta per la Casa della Cultura di via Padova, una delle più frequentate comunità islamiche di Milano. Mistero su tutto il resto: sull'effettivo numero, sui criteri di assegnazione, sul numero di anni di concessione delle aree. Dal punto di vista tecnico, il dossier è stato messo a punto dall'assessore e dai suoi sherpa, ma sul contenuto è filtrato poco o nulla. Anche per questo l'opposizione ha chiesto ripetutamente e ufficialmente una discussione in Consiglio, che oltretutto sarebbe probabilmente necessitata in caso di delibera per cambiare destinazione alle aree prescelte. L'esigenza di chiarire e di porre dei limiti è condivisa anche da un bel pezzo di Pd, che nei giorni scorsi ha discusso la questione e nel corso della prossima settimana la porterà in direzione. Fra i paletti, condivisi anche dall'assessore Carmela Rozza, la condizione (peraltro affermata dal sindaco Giuliano Pisapia) che non tutte le aree debbano essere destinate alla stessa confessione religiosa.
Ma il dossier-Majorino deve passare per una via molto stretta. Da una parte c'è il «moderato» Pd che chiede limiti e fissa paletti (molto simili a quelli indicati da Forza Italia) dall'altro c'è una fetta di sinistra, molto ben rappresentata nelle istituzioni, che invece spinge per una soluzione radicale. È il caso proprio del presidente della commissione Urbanistica, il socialista Roberto Biscardini, che da tempo chiedeva di ascoltare i componenti della giunta e martedì avrà la soddisfazione di ospitare Majorino e De Cesaris. «Si deve chiarire bene quali sono le aree - dice - e quali sono i criteri. Io non entro nel merito ma credo che dobbiamo mettere tutti i punti sul tavolo ora». La commissione vorrà essere informata - spiega - sui costi della concessione in superficie e sulla durata della concessione. Più sfumata l'opinione sulla necessità di un passaggio formale in Consiglio. Ma su altri due punti Biscardini è molto netto: «Massimo coinvolgimento del Consiglio» è la prima.
La seconda riguarda invece l'entità dello sforzo comunale, per soddisfare le richieste di tutte le associazioni iscritte all'albo delle religioni: «Bisogna partire dal bisogno delle comunità - avverte - non dalla disponibilità del Comune. Questo censimento dei bisogni delle associazioni è stato utilissimo. Tre aree non bastano, ne servono di più. Per cui aumentiamo il numero delle aree o prepariamoci a fare altri bandi». La storia non è finita.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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