Nella piscina comunale di viale Suzzani gli spogliatoi e le docce riservati alla normale utenza (e non agli atleti dell'agonismo) non sarebbero più suddivisi tra uomini e donne. Lo ha segnalato ieri - prima sul suo profilo Facebook quindi in un comunicato corredato di fotografie - il consigliere comunale e regionale della Lega Max Bastoni, dopo una serie di segnalazioni che gli sono arrivate dai frequentatori dell'impianto sportivo gestito da Milanosport, la società del Comune di Milano fino a pochi giorni fa presieduta da Chiara Bisconti, recentemente sostituita da Antonio Iannetta, ormai ex dirigente milanese della Uisp (Unione italiana sport per tutti).
«La situazione ha provocato nell'impianto sportivo non pochi problemi di utilizzo promiscuo e imbarazzo» fa notare Bastoni. E precisa: «Gli spogliatoi delle squadre di nuoto, non interessati dalla riqualificazione, hanno mantenuto la distinzione tra i sessi, mentre le nuove aree sono all'insegna del politicamente corretto senza la benché minima preoccupazione delle conseguenze e della sensibilità delle utenti. Si tratta - prosegue e conclude il consigliere leghista - di una operazione subdola che impone l'imbroglio unisex agli utenti con lo scopo dichiarato di rompere ogni corrispondenza tra l'identità sessuale biologica e la strutturazione della personalità e che di conseguenza destabilizzano i milanesi. In particolar modo i ragazzi che frequentano i corsi di nuoto, modificando la stessa antropologia umana».
Sulla questione abbiamo interpellato l'assessore allo Sport di Palazzo Marino, Roberta Guaineri che ha spiegato come la sospensione dell'utilizzo completo e della divisione per genere degli spogliatoi della piscina Suzzani sia solo «temporanea» e non avrebbe nulla a che vedere con la recente ristrutturazione dell'impianto, bensì con le direttive di legge per la prevenzione dei contagi da Covid.
«Anche in Suzzani, come in altri impianti di Milanosport e in tante piscine italiane ed europee, si utilizzano spogliatoi senza differenza di genere per poter meglio organizzare l'entrata e l'uscita degli utenti» afferma Guaineri. E continua: «Le cabine per i cambi sono utilizzate nel rispetto della privacy di ciascuno. Anche per le docce, per le quali sono previsti i distanziamenti dettati dalla norma, è da sempre in vigore l'obbligo di indossare il costume, per consentire senza problemi l'utilizzo promiscuo delle stesse». Specificando che «è sempre e comunque proibito fare la doccia nudi, anche al di fuori del periodo di emergenza sanitaria; anche in regime ordinario fuori dall'emergenza Covid, allorché un genitore accompagna il proprio figlio non ancora indipendente, guida il genere del genitore che può essere differente da quello del figlio, generando una situazione di promiscuità che non ha mai provocato alcun problema».
Spiegazioni burocraticamente forse ineccepibili, ma
che non sembrano convincere i frequentatori della piscina che evidentemente preferiscono la privacy garantita da spogliatoi e docce divisi dalla tradizionale distinzione tra uomini e donne. Forse arcaica, ma così comoda.
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