Ma le rose sono bianche. La bara è chiusa nel foyer del Piccolo Teatro; sul coperchio una fotografia di Franca Rame anche per ricordare che il marito, Dario Fo, la conobbe prima in foto e poi di persona; la corona di Giorgio Napolitano rosseggia di anturium rosa e rubino. Il drappo sulla bara è color sangue come la vita terrena, ma le rose sono bianche, come candidi sono i gelsomini e le calle adagiate ai piedi della bara, quasi come le tuniche lavate ancora dalle donne sul Santo Sepolcro.
Un tempo riservata al funerale dei bambini quale emblema d'innocenza, oggi la rosa bianca appare sempre di più nei tributi a persone defunte non in giovane età. La morte ci rende tutti bambine e bambini? Dovrebbe. Solo un'immagine religiosa nella camera ardente, il gonfalone di Mediolanum, e poi i poster di Arlecchino, il servo che cucì il suo costume con pezze di tutti i colori, perché il coraggio femminile deve essere pieno di sfumature come un arcobaleno per arrivare a raggiungere un solo diritto per le donne: il diritto d'essere bianche come rose. Per ottenere dieci, una donna deve chiedere mille, sosteneva Virginia Woolf; Franca Rame è appartenuta al tempo in cui se una voce femminile non gridava fino al rossore non era ascoltata. Dopo aver gridato, ora anche lei sta in silenzio, riposa, perché la morte emette un unico suono per tutti. E' lei la grande eguagliatrice e da questo punto di vista è la forza politica estrema, bianca. «Stamattina non ci sarà un'orazione funebre ma un commiato» ha detto Dario Fo, marito di Franca Rame, e nel morire prima di lui, Franca ci ha fatto un dono: poter dire che Dario Fo è marito di Franca Rame e non Franca Rame moglie di Dario Fo. Tra un mese verrà aperto il testamento dell'attrice.
Raffaella Carrà, Carla Fracci, Milly Moratti, donne dal nome noto in mezzo a donne sconosciute che lasciano un biglietto. Poche lacrime. Forse stamattina in corteo canteranno la canzone che Franca Rame avrebbe voluto cantassero le donne, «Bella ciao», dimostrando coerenza fino alla fine, anche se vale la pena ricordare l'immagine che un drammaturgo come Bertold Brecht diede della coerenza: «Solo il mio somarello di peluche sul comodino dice sempre sì». Nella camera ardente bambine e nonne sono mute come i burattini e le marionette quando l'attore che le anima non c'è più. E chi è nella morte l'attore che ci dà ancora voce? Oggi alle 11 allo Strehler un addio laico a una donna a cui non si può non riconoscere un'indole da «eroe», nell'antico termine della parola: chi agisce nell'impeto del cuore.
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