Coronavirus

"Bergamo come il fronte tra malati e sofferenza"

Il Colonnello Storoni racconta il dolore di una città spaventata ma che non molla

"Bergamo come il fronte tra malati e sofferenza"

I morti che continuano a salire, il contagio che aumenta più lì che altrove. Non potersi nemmeno domandare «perché» senza andare a sbattere inevitabilmente contro il buio, contro il dolore della gente che vede morire chi ama e conosce per poi alzarsi ogni mattina con l'angoscia del «e oggi a chi toccherà?». Passano i giorni ma Bergamo resta la provincia più colpita dal coronavirus in Lombardia e in Italia: ieri i positivi erano 8060, con un aumento di 602 casi rispetto al giorno precedente.

«L'emergenza è altissima. I bergamaschi sono spaventati, ma ostentano un comportamento molto dignitoso e austero. È aumentata in tutti la disponibilità a rispettare i divieti di uscita e noi carabinieri, 800 uomini in tutta la provincia, restiamo a disposizione per dare il nostro contributo e non solo alle strutture sanitarie: stiamo infatti fronteggiando tutte le esigenze che ci vengono sottoposte per poterle risolvere al meglio. Compreso naturalmente caricare le salme suoi camion e spostare i morti dagli ospedali ai cimiteri».

Parliamo con il colonnello Paolo Storoni, 50 anni, dall'ottobre 2017 comandante provinciale dei carabinieri di Bergamo. I suoi uomini in questi giorni sono impegnati insieme alla protezione civile e all'esercito ad aiutare gli ospedali, ma assistono anche le farmacie che, per mancanza di corrieri (in gran parte malati) rischiano il cortocircuito: il materiale, in gran parte destinato alla protezioni degli operatori sanitari, lo hanno trasportato e distribuito a bordo delle auto di servizio.

«Visto l'alto tasso di decessi per coronavirus tra anziani, stiamo recuperando tutte le bombole di ossigeno dalle abitazioni di quei molti defunti che ne facevano un uso quotidiano - ci spiega - . In questi giorni ne abbiamo rimesse in circolazione 250 per tentare di salvare delle vite».

Quella bergamasca è una comunità operosa, pragmatica e dotata di un alto senso di responsabilità che anche nella tragedia, prevale su tutto. «La moglie di un nostro comandante di stazione - racconta il comandante provinciale -, si è prestata come volontaria per andare a curare le esigenze logistiche e fare le pulizie negli alloggi e nelle camere d'albergo che ospitano i medici e i militari attivi negli ospedali di Alzano Lombardo».

Poi ci sono anche atti che definire eroici non è eccessivo: «Un altro comandante di stazione accompagna a fare la dialisi con la sua auto un anziano positivo al Covid-19» racconta il colonnello.

«Ognuno si deve prendere la responsabilità di andare a incidere come può nel contrasto all'emergenza - conclude Storoni -. La fine sarà più rapida quanto più le persone saranno responsabili e virtuose, rispettando le direttive delle autorità sanitarie e contenendo al massimo le relazioni umane.

L'Arma? È giusto che abbia sempre sangue freddo».

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