Berlusconi oggi a Milano, il Pd chiede aiuto a Monti

(...) Già partita la caccia al segreto che però, una volta tanto in Italia, è rimasto tale. «La sorpresa di Berlusconi? Non posso dire niente», ha detto ieri il segretario della Lega Roberto Maroni a Milano per una serie di appuntamenti elettorali tra cui un aperitivo con i commercianti all'Isola e l'inaugurazione del «Maroni Point» in corso Buenos Aires. «So tutto, ma ho giurato di non dirlo». E poi, a testimonianza di un clima che a differenza che a sinistra, nel centrodestra è di grande collaborazione, Maroni rivela un altro avvicinamento. E di non poco conto. Perché se il candidato premier del Carroccio continua a essere l'ex ministro dei governi Berlusconi Giulio Tremonti, ora Maroni ammette di «stimare Angelino Alfano, un ragazzo capace: quindi mi piacerebbe anche lui. Ma sono cose che per scaramanzia abbiamo deciso di stabilire dopo il voto».
Per ora ci sono alcuni numeri che per il centrodestra sembrano far virare il tempo al bello. «La nostra coalizione - ha rivelato ieri Maroni - è in forte recupero, sia a livello nazionale che in Lombardia: qui rispetto a Umberto Ambrosoli siamo avanti di quattro punti. Il che non vuol dire cullarsi sugli allori, ma combattere fino all'ultimo, fino all'ultimo voto». Quattro punti sono tanti, finora a tanto il distacco non era mai arrivato. Segno che la discesa in campo di Berlusconi e forse anche la salita in politica di Mario Monti, stanno ricompattando l'elettorato moderato. Con tanti indecisi o magari delusi che rientrano nei ranghi. Ed è davvero sintomatico che nemmeno lo stesso Ambrosoli abbia la forza di contestare le cifre della Lega. «Secondo alcuni sondaggi - si è limitato a dire ieri - siamo un po' più avanti, secondo altri un po' più indietro: la partita è lunga, la strada è in salita per tutti. Ed è molto in salita anche per la Lega».
Di certo è in salita per Ambrosoli che non a caso ha alzato i toni. «Tra chi ci ha governato ci sono persone che hanno fatto entrare in consiglio regionale chi comprava voti dalla mafia, persone indagate per ogni genere di tangente, processate e condannate». Dura la replica di Roberto Formigoni: «Ambrosoli faccia tosta senza pari.

Se vuole parlare di malaffare, ricordi che il caso più eclatante in Lombardia è il sistema Sesto san Giovanni, dove i suoi compagni del Pd e in particolare Filippo Penati, primo collaboratore di Bersani, sono sotto accusa per malversazioni miliardarie». Per tutta risposta Ambrosoli annuncia di voler abbandonare la nuova sede della Regione a Palazzo Lombardia. Affittandola, per tornare al Pirellone. E al voto mancano ancora tre settimane.

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