«A Milano e in Lombardia possiamo fare l'en plein, non concedendo nemmeno un eletto nei collegi uninominali agli avversari. Ma bisogna andare a votare». Silvio Berlusconi suona la carica per Politiche e Regionali davanti alla platea degli industriali locali riuniti ieri nella sede di Assolombarda. «Bentornato a casa sua, mancava da vent'anni ed è un onore per me che lei abbia accettato l'invito - è il saluto del presidente Carlo Bonomi -. La sua presenza è un segno molto importante, per quello che ha rappresentato per l'Italia e soprattutto come imprenditore». Il leader di Forza Italia parla a braccio per quasi due ore, spezzando con battute e aneddoti la presentazione del programma elettorale: dalla flat tax con introduzione di un'aliquota unica al 23% «da approvare entro l'estate» ai poliziotti di quartiere per rafforzare la sicurezza percepita al blocco dei flussi e il rimpatrio degli immigrati. Berlusconi torna a «casa» ma davanti agli industriali si toglie subito qualche sassolino: «Io di cose ne ho fatte negli anni - premette - ma non ho mai ricevuto un segno di vicinanza da parte dei miei colleghi imprenditori e tantomeno dall'associazione e da parte di Confindustria», parla della condanna che lo ha reso incandidabile alla posizione a favore del sì al Referendum costituzionale promosso nel 2016 da Matteo Renzi (e bocciato dal centrodestra, oltre che dalla maggioranza del Paese). «Era pericolosissimo e Confindustria non l'ha capito, ha sbagliato». Scurdammece 'o passato è la battuta sottintesa. Il Cav arruola i «colleghi» nella battaglia per il voto del 4 marzo. «Bene, oggi ho accettato di venire, vi chiedo nel vostro interesse e dei vostri figli e nipoti di scendere in campo. Dovete spiegare agli indecisi come devono votare: barrare il simbolo del partito scelto, cioè Forza Italia, e se ce l'hanno con Fi - ha scherzato - dite di cancellare il simbolo con una croce.Potete muovere un milione di voti». Bonomi nel suo intervento boccia l'abolizione del jobs act e della legge Fornero, chiede impegni sulle grandi opere («anche la Lombardia ha deficit infrastrutturali, le nostre imprese hanno molti trasporti speciali ma dopo il crollo del ponte sulla Milano-Lecco le province non autorizzano più i passaggi, va trovata una soluzione»), torna alla carica sull'Agenzia del farmaco assegnata con sorteggio ad Amsterdam nonostante la sede fantasma e vari punti oscuri nel dossier, ora oggetto di ricorsi. L'assegnazione di Ema «è stata decisa o a Bruxelles - attacca Berlusconi -. Non c'era il sindaco di Milano, non c'erano il ministro della Salute e degli Esteri, non c'era il premier. Se andremo al governo garantisco che l'agenzia tornerà a noi perchè in Ue ho vinto tante battaglie, so farmi valere». Beppe Sala ribatte su Twitter: «Prego Berlusconi di astenersi da battute su Ema, per rispetto di chi ha dato e sta dando l'anima».
Ieri dopo la richiesta di accesso agli atti ha ricevuto il documento olandese tenuto «riservato» dalla commissione Ue. La sede provvisoria indicata poi da Amsterdam non compariva. «C'è stata inadempienza e dolo». Sal annuncia ricorso alla Corte dei conti Ue.
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