BIANCO E NERO Tra malinconia e ricordi le barche, i commerci e i riti dell'antica borghesia

«L'acqua, tema portante di ExpoinCittà e di battaglie civili per la sua difesa come bene di tutti, è stata in passato un elemento imprescindibile del paesaggio urbano ed è tornata protagonista di Milano grazie alla riapertura della Darsena, l'antico porto della Città. Con questa mostra restituiamo l'immagine di un passato a noi vicino e che potrebbe essere spunto di nuove prospettive per la Milano del futuro». L'assessore alla Cultura del Comune di Milano, Filippo Del Corno fa un sintesi di ciò che in realtà è difficile sintetizzare. Milano e l'acqua sono una storia che dura da sempre. Un legame a volte insospettabile ma profondo, una tradizione che non ci sia aspetta. Eppure la mostra «Milano, città d'acqua», a cura di Stefano Galli, accompagnata da un bel un catalogo di edizioni Spirale d'Idee e promossa da Comune di Milano Cultura, Servizio Musei Storici, con il contributo di Regione Lombardia che fino al 14 febbraio potrà essere visitata a Palazzo Morando, presenta 150 immagini d'epoca, provenienti da archivi pubblici e privati, oltre a documenti inediti e materiale cartografico che sono la testimonianza della ricchissima presenza d'acqua in città fin dalla sua fondazione. Acqua come elemento cardine attorno al quale si è costruita la fisionomia dell'urbe, la sua prosperità e anche la sua fortuna storica.

La vocazione d'acqua di Milano è di epoca romana quando vennero deviati i fiumi e furono costruiti i primi canali come la Vettabbia che già allora permetteva di raggiungere i ricchi empori commerciali dell'Adriatico. Intorno alla metà del XII secolo prendono avvio due opere idrauliche fondamentali per il futuro sviluppo di Milano: il Naviglio Grande e la Fossa interna. Nati con carattere eminentemente difensivo, in seguito assumeranno un ruolo cruciale nelle fortune economiche del capoluogo ambrosiano, favorendone i trasporti, i commerci e le attività manifatturiere. E infatti da allora fino al 1900 la città si sviluppa intorno ai suoi tre Navigli, il Grande, il Martesana e il Pavese che portano nel grande Porto della Darsena merci e ricchezza e un gran numero di barche che attraversano la città da Nord a Sud e viceversa. L'acqua come mezzo di trasporto fondamentale di merci e persone che fa nascere nuove attività e dà il contributo più importante allo sviluppo dell'economia, dell'agricoltura e degli affari. L'acqua come elemento fondamentale del paesaggio, della vita quotidiana, del lavoro e del benessere. L'esposizione documenta la «storia d'acqua» di Milano a partire dalle cronache due-trecentesche di Bonvesin de la Riva e di Galvano Fiamma che descrivevano la città ambrosiana come ricca di rogge e canali lussureggianti e pescosi, e disseminata di mulini. Racconta con le immagini le giovani lavandaie sulle sponde dei canali, la legna e il carbone che viaggiavano sui navigli, carrozze al traino, gentiluomini a passeggio che si attardando ai carrobbi, l'elegante borghesia che si affolla ai caffè del Duomo o dell'Albergo del Rebecchino. Un'altra città che ferma il tempo raccontandosi in bianco e nero e che forse fa venire un pizzico di malinconia e anche un po' d'invidia. Si passa poi a documentare l'importante ruolo assunto dall'acqua per la difesa militare della città, nonché per la sua crescita economica e industriale. Il percorso espositivo della mostra è corredato da sezioni dedicate a curiosità quali la presenza di «fonti miracolose» e il mistero dei battisteri e delle fontane ottagonali. All'uso ornamentale dell'acqua e quindi alle fontane che in città non ebbero grande fortuna per l'indole meneghina refrattaria all'idea del mostrare fino agli Anni Venti, preludio a un uso celebrativo e poi propagandistico dell'acqua che nel corso degli anni Trenta sarebbe divenuto cruciale. E poi la storia dell'Idroscalo, costruito per ospitare l'atterraggio degli idrovolanti, e quella della Darsena che, per alcuni decenni, è stato l'ottavo porto italiano per traffico di merci. Poi ancora l'esperimento dell'uomo scafandro sul Naviglio grande nel Settecento; le ragioni che hanno salvato l'Acquario Civico dalla demolizione e altri aneddoti. C'è spazio anche per una sezione sull'uso igienico delle acque milanese, un breve viaggio a ritroso nella storia dei primi bagni privati fino all'avvento dei bagni pubblici e della prime vasche per il nuoto, dalla Argelati, alla Ponzio al Lido, alla Cozzi. A conclusione un excursus storico sugli impianti di depurazione delle acque reflue: dalle «marcite» di epoca cistercense (secc. VIII - X) ai moderni impianti di Nosedo e San Rocco. E siamo ad oggi.

Con la nuova Darsena che in poco tempo è ritornata patrimonio di tutti e che riporta un passato che potrebbe diventare futuro. L'acqua e le vie d'acqua nel centro della città. Risorsa e ricchezza che fu e che potrebbe essere anche in futuro.

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