Biotestamento: Palazzo Marino deve mettere la retromarcia

Biotestamento: Palazzo Marino deve mettere la retromarcia

Sarebbe dovuto essere. E invece «è». La battaglia ideologica di Palazzo Marino passa per i «registri», prima quello delle unioni di fatto poi quello per l'istituzione del biotestamento. Che, appunto, «sarebbe dovuto essere» qualcosa e invece dopo tanti proclami e discussioni risulta essere drasticamente ridotto. Soprattutto proprio nel ruolo di Palazzo Marino che non può archiviare i biotestamenti per problemi di privacy (la Segreteria generale ha infatti sollevato il problema di possibili interventi da parte del Garante) ma potrà solo conservare «semplici» dichiarazioni sostitutive di atto notorio che attestano l'esistenza e il luogo di deposito delle dichiarazioni, oltre a indicare semplici fiduciari. La sintesi dei tre testi presentati è una nuova proposta veramente stringata. Tanto stringata da dare da sola maggior forza all'accusa fatta dal centrodestra alla giunta di fare solo propaganda e di lavorare poco per la città. «Milano va avanti come laboratorio per i diritti civili», aveva detto l'assessore al welfare Pierfrancesco Majorino presentando la delibera. Un «laboratorio» che fa esperimenti senza tra l'altro averne neanche la facoltà e che partorisce risultati di questo tipo. Ovvero: non il Registro dei biotestamento ma - come recita la nuova proposta di delibera - il «Registro per l'attestazione del deposito di dichiarazioni anticipate di volontà sui trattamenti sanitari, in materia di prelievi e di trapianti di organi e di tessuti, nonchè in ordine alla cremazione e alla dispersione delle ceneri». La modifica principale rispetto ai testi che erano stati depositati dai comitati Milano Radicalmente Nuova e Io Scelgo e dai consiglieri Marilisa D'Amico (Pd) e Patrizia Quartieri (Sel) è appunto sul ruolo del Comune.

«Ruolo “ridotto“ allontanando così profili di responsabilità dall'amministrazione stessa», hanno sottolineato i comitati che hanno comunque accolto favorevolmente il nuovo testo, giudicato come «un primo passo».
L'intenzione della maggioranza è comunque - nonostante il calendario di lavori d'aula «affollato» - di affrontarla nel mese di luglio. Tutto il resto può attendere.

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