Bomba carta contro il bar: la vendetta degli spacciatori

Esplosione all'alba manda in frantumi il «Bridge» in via Gola Il titolare del locale nel mirino dei pusher dopo l'ultima retata

Bomba carta contro il bar: la vendetta degli spacciatori

Una esplosione poco prima dell'alba ha mandato in frantumi la vetrata del bar di via Gola 1, ma anche svegliato mezzo Ticinese, segno che i bombaroli hanno usato un ordigno di una certa potenza, non un mortaretto. Non vuole parlare ora il titolare del locale, limitandosi a dire alla polizia di non avere mai subito minacce. Ma basta fare un giro per il quartiere per scoprire come di problemi ne abbia eccome: non con eventuale racket delle estorsioni, bensì con il capannello di spacciatori fissi davanti all'ingresso. Venerdì sera c'è stata una retata della polizia e qualcuno potrebbe averlo individuato come «mandante» facendo scattare immediata la ritorsione.

Ha aperto da poco il suo bar il signor Giuseppe, 58 anni, e l'ha chiamato «Bridge» perché proprio di fronte al ponticello che collega l'Alzaia Naviglio Pavese a Via Ascanio Sforza. Un piccola ed elegante caffetteria, destinata a una clientela selezionata. Non ha fatto però i conti con i suoi «vicini», gli anarco insurrezionalisti del centro sociale «Cuore in Gola», che non si distinguono certo per eleganza e discrezione. Ma soprattutto gli spacciatori, in gran parte magrebini, che con le tenebre calano sul Ticinese. Piazzandosi giusto davanti alla porta d'ingresso. E i clienti, piuttosto che farsi largo in mezzo a quella variopinta folla, preferiscono cercarsi un altro locale. Rendendo così la convivenza piuttosto problematica. Lamentarsi civilmente non ha certo giovato. Già a settembre, un mese dopo l'inaugurazione, il titolare ha avuto uno spiacevole confronto con i pusher, da cui è stato poi malmenato.

Venerdì la polizia ha effettuato una retata, facendo con ogni probabilità immaginare agli spacciatori che fosse avvenuta in seguito alle sue lamentele. E così alle 5 mani ignote hanno piazzato l'ordigno sul lato che si affaccia sull'Alzaia. L'esplosione ha tirata giù la vetrata, danneggiato la pedana di marmo e svegliato mezzo quartiere. «Mai avuto minacce» avrebbe detto alla polizia, ma la bomba non era certo un petardo: per aver fatto un simile danno, e un tal botto, deve essere stata piuttosto potente e confezionata da mani esperte. E gli spacciatori di via Gola conquistano subito il primo posto nella lista dei sospetti.

Ieri la caffetteria era aperta, dentro solo una giovane ragazza ferma nel difendere la riservatezza del titolare: «Non c'è, forse lo potrà trovare domani. No, oggi non posso assolutamente disturbarlo». Inutile insistere. Basta però un giro in zona, due chiacchiere con altri baristi e negozianti, per rendersi conto della realtà. Viene così fuori la storia del folto capannello di pusher arroganti, prepotenti, disposti a tutto per difendere la loro piazza di spaccio. Persino polizia e carabinieri hanno i loro problemi e ogni intervento viene fatto in forza.

Anche perché sanno che potrebbero risvegliare il «can che dorme» dei centri sociali, a cui la vista di una divisa fa lo stesso effetto del drappo rosso davanti a un toro. Quello è del resto il loro regno, una sorta di zona franca con 200 alloggi Aler occupati su 700. Un regno punteggiato da degrado, sporcizia e criminalità. E guai a toccarli.

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