A Brera, settimana in Bianco con i designer e le archistar

Dalla Pinacoteca a San Carpoforo tra le installazioni di «White in the city». E stanotte il distretto festeggia

Pamela Dell'Orto

Dalla Pinacoteca a Palazzo Cusani fino San Carpoforo. Al Fuorisalone di Brera va in scena il bianco. E non solo perché stasera ci sarà la notte bianca del design, con showroom e negozi aperti fino a tardi. Ma perché in questi giorni, nei luoghi simbolo di Brera, il colore dominante è proprio il bianco. È il colore delle grandi opere realizzate da archistar e star designer per il progetto «White in The City» di Oikos. Grandi nomi, ma anche gli studenti di Brera e molte aziende: ognuno ha sviluppato la sua personale idea di bianco sotto la direzione artistica di Giulio Cappellini plasmando i simboli architettonici del quartiere. Per rendersene conto basta entrare nel cortile d'onore della Pinacoteca, colonizzato da due sculture geometriche di Giulio Cappellini realizzate in Mdf e tinte con il colore della neve. Sotto i porticati ci sono i lavori di grandi architetti: dalla maxipoltrona di Zaha Hadid all'osservatorio di Patricia Urquiola fino alla scultura luminosa di Marco Piva. All'interno dell'Accademia prendono vita i progetti degli studenti delle 6 scuole, a partire da quelli di Scenografia, che hanno plasmato parte del corridoio con le maschere della commedia dell'arte. Anche il cortile di Palazzo Cusani si tinge di bianco con molti progetti e poi, salendo al piano nobile, si entra nel mondo magico di Cappellini con i suoi pezzi più famosi, per arrivare a un'installazione di Jasper Morrison, fino alla «Social Room», dove farsi fare una foto (da postare sui social) e scrivere un messaggio sulle pareti. Mentre a San Carpoforo, c'è un'installazione (bianca) fatta da una serie di pareti prospettiche, e il tema dominante è il benessere. E proprio il benessere, obiettivo numero uno di Oikos che produce colori e materie per la tintura 100% naturali, è il tema base di «White in the City».

Dopo tanto candore, arrivano i colori: la torre cava di «metallo e luce» di Gambardellarchitetti che svetta in Piazzetta Brera davanti alla statua di Hayez, e ci invita a guardare il cielo di Milano. La «Maestà Tradita» di Gaetano Pesce, versione gigante della poltrona «Up», che campeggia davanti all'Accademia: è ricoperta di vecchi vestiti femminili multicolor provenienti da tutto il mondo e porta con sé un messaggio in difesa delle donne. Mentre una serie di poltrone «Up» in bianco e nero hanno arredato via Brera, e sono perfette per una siesta. Una vera e propria siesta si può fare anche all'Orto Botanico, riaperto dal mensile Interni e arredato come un soggiorno all'aria aperta: poltrone, divani e persino dei dondoli.

Ma Brera è bella anche perché si possono fare esperienze uniche, come assistere a un incontro storico con personaggi come Rem Koolhaas e Stefano Boeri (oggi alle 11 e 30 alla Biblioteca Nazionale Braidense parlano del tema La scrittura e la città). O entrare in nuove realtà virtuali, come quella del nuovo progetto di Wwf, che apre la sua sede di via Tommaso da Cazzaniga per farci immergere, grazie alla tecnologia della software house Uqido, nell'habitat di un branco di lupi, e farci capire come l'uomo possa compromettere la loro sopravvivenza.

Ma soprattutto, ci si può perdere nelle tante vie storiche e trovare chicche, come il muro fiorito allestito sulla facciata di un palazzo di via Palermo da Piuarch, o il grande braccio meccanico di Cappellini e Leonardo Talarico che tiene sospese le sedie Tate di Jasper Morrison in Largo Treves.

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