La promessa era tra virgolette. Testuale, dunque. E recitava precisamente così: «L'aumento del costo del biglietto è un atto dovuto» (lo diceva il sindaco Pisapia). «Ma all'aumento corrisponderà un miglioramento del servizio che comprenderà l'abolizione dell'orario estivo nel mese di luglio, l'aumento della velocità dei mezzi grazie alle corsie riservate e ai semafori intelligenti e l'introduzione dal 30 settembre prossimo, del servizio di autobus notturni il venerdì e il sabato». Parola di Pierfrancesco Maran.
Era luglio. Il 22 per l'esattezza. E la promessa che l'assessore al Traffico scandiva in una nota che veniva rafforzata dalle parole del sindaco Pisapia era necessaria: il Comune doveva far digerire ai milanesi il rincaro del prezzo del biglietto dei mezzi. Un rincaro che non si misurava in pochi centesimi, ma in un sostanzioso aumento del 50 per cento. Faceva caldo, proprio come adesso. Chissà quale mitico nome era stato dato all'anticiclone che allora si era spinto fin qui dall'Africa. In dodici mesi è stato dimenticato, ma a quanto pare a Palazzo Marino deve essere passata nel dimenticatoio anche questa promessa. Il biglietto è già rincarato ormai da un anno, ma dai primi di luglio l'orario estivo è tornato a regolare il via-vai di tram autobus e metropolitane in città. E, puntuali, sono arrivate le inevitabili proteste da parte della gente che si trova a dovere fare i conti con le corse al rallentatore in una città che invece corre esattamente alla stessa velocità degli altri mesi. Tanto che qualche giorno fa anche il consigliere comunale del Pd Carlo Monguzzi, nonché presidente della commissione Trasporti in Comune, era sbottato: «È una follia introdurre l'orario estivo dei mezzi pubblici quando la città è ancora piena, laboriosa, viva». E proseguiva dicendo quello che più o meno pensano i milanesi che tutti i giorni messi alle strette dall'Area C, si sventolano alle fermate per oltre 8 minuti in attesa ad esempio di una «50», oppure borbottano come pentole di fagioli sulla «63» attesa per 13 minuti. «I tempi di Milano sono cambiati. L'offerta di mobilità, purtroppo non migliora e non decolla», insisteva Monguzzi che si riprometteva di chiedere all'azienda di ripristinare l'orario tradizionale. Il piccolo passo fatto dall'Atm e dal Comune per venire incontro alle esigenze dei milanesi, è stato decisamente troppo piccolo. Quasi invisibile. Invece che far partire l'orario estivo con la fine delle scuole, il via è stato dato il 2 luglio. Ma la promessa fatta dal Comune era un'altra e riguardava proprio il mese di luglio. È che in mezzo ci ballano circa cinque milioni di euro.
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