Antonio Ruzzo
«Io pedalosicuro» è una nuova campagna sulla sicurezza per chi si muove in bicicletta. Non è la prima e purtroppo non sarà l'ultima. Perchè a Milano, ma anche a Roma, Palermo o Bologna pedalare è un rischio e perchè in bici si muore. E succede più spesso di ciò che si pensi. Solo in Lombardia dai dati resi pubblici dal Pirellone lo scorso anno si registra un morto a settimana e la mortalità sulle due ruote è sei volte superiore a quella in auto: nel 2013 le vittime sono state 50 e i feriti quasi 5mila. Tanti. Ed è un dato in crescita, se non altro perchè negli ultimi anni, proprio a cominciare da Milano, le persone che si muovono in bicicletta sono sempre di più. «I sinistri in bici nel 90 per cento dei casi si concentrano nelle città- spiega lo studio del Centro di monitoraggio regionale- La causa non è quasi mai legata al comportamento del ciclista. Le persone più esposte sono i bambini sotto i 14 anni e gli anziani oltre i 65». A Milano nei tre anni presi i considerazione dal monitoraggio in occasione della settimana della sicurezza stradale della Nazioni Unite, su oltre 66mila incidenti quelli che hanno riguardato i ciclisti sono stati più di 7500 con 58 vittime e oltre 7300 feriti. Un bollettino di guerra che giustifica ogni azione che va nella direzione di rendere più sicuro pedalare. Quattro anni fa uno dei primi a muoversi era stato proprio il sindaco Giuliano Pisapia che aveva sposato una campagna stampa del Times di Londra che fissava gli otto punti di sicurezza a cui le grandi metropoli avrebbero dovuto adeguarsi. Poi è stata stata la volta di dodici testate ciclistiche nazionali (Bike Channel, Bikeitalia.it, Lifeintravel.it, Viagginbici.com, Cyclinside.it, Bicilive.it, Rivista BC, Ciclismo.it, Bikelive.it, MTB-mag.com, BDC-mag.com, e Tuttobici) che hanno chiesto al governo un'azione decisa per contrastare l'uso del cellulare alla guida e per chidere più sicurezza. L'iniziativa, lanciata su Twitter con l'hashtag #qualebuonastrada, riecheggiava ironicamente lo slogan scelto dalla campagna comunicativa del ministero delle Infrastrutture #sullabuonastrada. «Il tema della sicurezza, o sarebbe meglio dire dell'insicurezza, dei ciclisti sulle nostre strade è drammaticamente agli onori della cronaca- afferma Presidente Giulietta Pagliaccio, presidente della Fiab sul sito della Federazione- Lavoriamo da anni per diffondere un uso corretto del mezzo bicicletta, ma nulla può anche il più attento dei ciclisti contro automobilisti presi più dal loro smartphone che dai segnali stradali. Da anni chiediamo modifiche al Codice della Strada che diano maggiore sicurezza agli utenti più vulnerabili della strada: abbiamo chiuso di recente la campagna #30elode con cui abbiamo dato voce ai più piccoli che devono poter vivere in sicurezza nelle loro città; abbiamo incontrato la Ministro Boschi per sollecitare l'attenzione del Parlamento e abbiamo scritto al Presidente del Senato Grasso sulla riforma del Codice della Strada». Tornando a Milano, ora la parola passa al neo sindaco Giuseppe Sala, che su molti temi compresa la mobilità ciclistica, ha più volte affermato di voler continuare nell'opera intrapresa dal suo predecessore. Si continuerà a promuovere quindi l'uso della bici, la realizzazione di piste ciclabili e il bike Sharing.
Nelle «100 azioni per Milano» che sono state un po' il manifeto elettoroale dell'ex commissario di Expo non c'è però nessun accenno alla sicurezza, tantomeno ala creazione di nuove zone a 30 orari che invece tutte le associazioni ciclistiche chiedoono a gran voce. Ancor più delle piste ciclabili...- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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