Leggi il settimanale

Il cadavere sul Naviglio e le amnesie della moglie

La compagna dell'ex tassista è stata sottoposta a dieci interrogatori Tra i «non ricordo» e «non so spiegare», rischia l'accusa di omicidio

Il cadavere sul Naviglio e le amnesie della moglie

Tra circa una settimana, al termine degli esami tossicologici che completano l'autopsia di una decina di giorni fa, l'indagine potrebbe chiudersi con la constatazione di un semplice decesso naturale. Oppure, alla denuncia per occultamento di cadavere potrebbe affiancarsi anche quella, decisamente più pesante, di omicidio. Che potrebbe portare all'arresto di Lucia Fiore, 52 anni, moglie dell'ex tassista 56enne Riccardo Rossi, uno spezzino che abitava a Trezzano sul Naviglio insieme alla consorte e al figlio di 12 anni. Il cadavere di Rossi è stato ritrovato esattamente dieci giorni fa, la mattina del 17 settembre, a meno di un chilometro da casa sua (un appartamento al quinto piano di via Monteverdi 16, nel quartiere Zingone) sulla riva del Naviglio Grande, in un controviale che corre alle spalle della Vigevanese, nel territorio di Abbiategrasso. Tutto accade attorno alle 5 quando una pattuglia dei carabinieri, passando di lì, si accorge dell'uomo, mentre più tardi un testimone racconta di aver notato una persona che, scesa da un auto, si liberava del corpo senza vita estraendolo da un grosso borsone e poi ripartendo verso Trezzano, dove butterà il borsone verrà rinvenuto in una via.

Come ricostruirà il medico legale, l'uomo è morto da poco, ma non lì dov'è stato trovato. E, interrogata più volte, Lucia Fiore - tra lacrime, «non ricordo» e «non mi so spiegare» - confermerà a suo modo che il marito è «morto naturalmente nel suo letto» e che tutto il resto è avvenuto dopo. Sulle ragioni del suo comportamento, però, la donna non spiega nulla, addirittura non conferma nemmeno mai di essere stata lei - dato ormai oggettivo - ad aver portato il cadavere del marito. Dando corpo sempre più all'ipotesi, ormai diventata una forte probabilità, di non aver fatto tutto da sola: sbarazzarsi del cadavere di un uomo è un'operazione che richiede più di due braccia. Elemento che troverebbe conferma in alcune macchie di sangue, forse dovute al trascinamento del morto, pare rinvenute sulla scala che nello stabile porta all'appartamento dei Rossi. La Fiore, comunque, per ora è l'unica indagata.

Resta il fatto che se anche questa versione dei fatti fosse vera, perché liberarsi di un cadavere in quel modo se non c'è niente da nascondere? In via Monteverdi 16, a Trezzano, alcuni vicini della coppia ne parlano come di persone molto riservate che comunque, negli ultimi tempi, litigavano spesso. La donna, che si arrangia con lavoretti qua e là, aveva a che fare tutto il giorno con un marito che aveva venduto la licenza da tassista da qualche anno a causa di una serie di patologie psicologiche controllate con l'assunzione di farmaci e che da allora non lavorava più. Secondo indiscrezioni, inoltre, i disturbi dell'uomo si erano aggravati: il 56enne che ogni anno trascorreva qualche giorno di vacanza con la moglie e il figlio nella sua città natale, La Spezia, dove aveva ancora un appartamento, abbronzato e sorridente; l'uomo che si allenava in palestra ed era un fanatico di ciclismo e di calcio al punto da seguire la squadra in trasferta, presenziando anche a iniziative della tifoseria, ultimamente era molto cambiato. E forse anche la serenità della sua famiglia era andata in frantumi.

Adesso tutto ruota attorno al risultato degli esami

tossicologi: i valori dei farmaci assunti regolarmente dall'uomo sono conformi o no? E se la risposta al quesito fosse negativa resterà da stabilire se l'uomo è stato ucciso, si è suicidato o si è involontariamente avvelenato.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica