Cronaca locale

Il calendario delle sfilate ora lo fa Vogue America

Il potente direttore Anna Wintour minaccia di disertare le passerelle e costringe gli stilisti a concentrare gli eventi in 5 giorni

Daniela Fedi

Prove tecniche di esautorazione. Così si potrebbe definire l'insensata kermesse delle sfilate milanesi cominciata ieri in Fiera sotto l'alto patrocinio del Ministro Scajola. Il programma prevede circa cento défilé e 147 statiche per un totale di 241 collezioni presentate sulla carta in otto giorni (da ieri fino al 1° ottobre) anche se in realtà la partita si gioca nelle cinque giornate centrali.
Dire che sarà un macello è dire poco: neanche Nembo Kid riuscirebbe a seguire un calendario che prevede solo per giovedì 29 settembre 16 sfilate e 27 presentazioni oltre alla mega festa per il ventennale di Dolce & Gabbana. In più ci saranno i soliti appuntamenti collaterali come la celebrazione del gommino Tod's al Pac di via Palestro martedì sera (le famose scarpe da guida interpretate da Michael Roberts, l'artista che disegna le più belle copertine del The New Yorker) e la grande cena offerta da Vogue alla Rotonda di via Besana venerdì 30 per festeggiare i giovani stilisti vincitori del concorso Who is on next.
Su questo evento che si può definire storico perché per la prima volta vede due regine del fashion system internazionale (Franca Sozzani e Anna Wintour) pronte a dividersi fraternamente lo scettro come se non si fossero guardate in cagnesco fino all'altro ieri, fioccano da giorni le polemiche.
«Per dignità e per coerenza non parteciperò alla serata» ha scritto infatti Mariuccia Mandelli, in arte Krizia, nella lettera aperta inviata ai suoi colleghi alla vigilia delle sfilate con il lodevole intento di unire le forze e far sistema contro lo strapotere della stampa specializzata statunitense. A far infuriare la stilista è stata un'inchiesta pubblicata sull'ultimo numero di Vogue America in cui tra i magnifici sette che dettano legge sul fronte dello stile nel mondo, ci sono solo due italiani: Stefano Pilati che a Parigi disegna Saint Laurent e Miuccia Prada. «Dissento totalmente da questa lista - dice Krizia - dimostra un grande disprezzo da parte di Anna Wintour per il made in Italy». Qualcuno commenterà che la libertà di stampa è sacra e non si discutono le scelte redazionali. Ma stavolta Mariuccia ha ragione da vendere perché la potentissima «direttora» di Vogue America ha scardinato senza tanti complimenti il calendario milanese minacciando gli stilisti di disertare tutte le sfilate fuori dai quattro giorni che facevano comodo a lei. La scusa ufficiale è che costa troppo rimanere a Milano per una settimana. Probabilmente sotto c'è di più tipo lanciare le fashion week di New York e Los Angeles (non a caso a detta del New York Times la maggior parte delle collezioni americane erano «pleasing Anna», ovvero fatte apposta per piacere alla signora) ma questa caotica situazione dimostra un'amara verità: manca una voce forte e chiara che metta tutti in riga nel nome della moda italiana.
«Noi ci proviamo» sostiene affranto Mario Boselli dicendosi pronto ad accogliere critiche e consigli per la prossima volta. L'unica strada secondo gli addetti ai lavori sarà parlar chiaro a rischio anche di scontentare qualcuno. Che senso ha, infatti, togliere d'ufficio dal calendario chi non accetta imposizioni di date e ore da parte di Camera Nazionale della Moda? Se si tratta di griffe come D&G, linea giovane di Dolce & Gabbana, oppure Marni, collezione stimata a livello internazionale, saranno queste le sfilate affollate mentre le altre rischiano il vuoto pneumatico. Detto a chiare lettere se la Camera della Moda diventa il «tinello dei prontisti», Milano rischia di perdere un treno trainante per l'economia nazionale oltre che per il benessere dell'intera città. A questo proposito merita una menzione d'onore l'iniziativa dell'assessorato alla moda che ha compilato un nutrito programma (120 eventi sotto l'insegna MI-Moda) per coinvolgere i cittadini nella kermesse. Negozi aperti fino a tardi, sfilate trasmesse in tempo reale sui megaschermi, show room a disposizione del grande pubblico: finalmente per i milanesi le sfilate potrebbero diventare un appuntamento piacevole e non solo una gigantesca rottura di scatole che rende ancor più caotico il traffico metropolitano. Certo per noi addetti ai lavori sarà più che dura, durissima.

Ma i latini insegnano che l'ordine, quello vero, viene sempre dal caos.

Commenti