
Un legame borderline quello con un pusher. A Iza «Isabell» Kavtaradze, 28 anni, studentessa universitaria a Milano e aspirante cantante lirica di origine georgiana, è costato addirittura la vita. Il 30 marzo la giovane è stata trovata morta nell'appartamento dove abitava come ragazza alla pari e baby sitter in via Mauro Macchi, poco lontano dalla stazione Centrale. Ed è stato indagando sul decesso improvviso e terribile di questa ragazza di umili origini e di belle speranze, proiettata verso un futuro che sognava glorioso nel firmamento della musica, da soprano e poi caduta nel baratro dell'eroina di cui era ormai l'emaciata schiava, che gli investigatori del commissariato Garibaldi-Venezia hanno scoperto una verità amara: la dose fatale al Iza l'aveva venduta uno spacciatore africano, Mohammed Kagbo, finito in manette proprio per mano dei poliziotti nei giorni scorsi con l'accusa di morte per conseguenza di un altro reato. Il 37enne non era però per la bella georgiana uno qualsiasi, o comunque semplicemente la persona di riferimento da cui acquistare lo stupefacente, bensì il suo uomo. Lo ha ammesso lui stesso nelle due telefonate che lo inchiodano, chiamate a conoscenti in cui parlando della ragazza morta si riferisce a lei definendola «la mia fidanzata» e parla di droga e della morte di Iza. Gli agenti l'hanno trovato in un fast food della stazione Centrale, sua base operativa dove forniva l'eroina ad altre giovani acquirenti. Accusato della morte della ex, Kagbo ha pianto ma ha negato.
La ragazza era in Italia da più di un anno. Era arrivata nel maggio 2018, dopo aver vinto una viaggio premio a Palermo, quindi si era trasferita a Poasco, frazione di San Donato Milanese, dove anche allora tirava avanti facendo la baby sitter. La famiglia che l'ha ospitata qui a Milano non ha mai parlato negativamente di Iza, ricordando solo un sabato sera quando la georgiana era rincasata su di giri dopo aver fumato spinelli.
Proprio il suo arrivo a Milano sembra coincidere con l'inizio dell'assunzione di eroina. Al commissariato hanno raccolto la testimonianza di un amico che, durante una vacanza in Sicilia nell'estate dell'anno scorso, raccontava che, nonostante il gran caldo, la ragazza non volesse mai togliere la felpa, forse proprio per nascondere i buchi sulle braccia.
Il primo contatto con Kagbo, secondo gli investigatori sarebbe avvenuto solo un paio di mesi prima della sua morte, cioè a gennaio di quest'anno, quando la ragazza aveva già bisogno di drogarsi almeno tre volte a settimana e per questo si era rivolta al pusher descritto dalla polizia come «uno spacciatore di medio livello».
La notte della sua morte la soprano era andata a dormire nell'albergo dove Kagbo stava lui da un paio di mesi, in zona Buenos Aires.
La mattina dopo, era un sabato, la georgiana era quindi tornata in via Macchi dove si era iniettata la dose letale: sulla siringa trovata vicino al corpo il medico legale ha riscontrato tracce anche di cocaina, che forse ha composto il mix che l'ha uccisa. Da un primo rilievo sulle braccia non erano stati trovati buchi, che invece la 28enne aveva all'altezza dell'inguine, come poi è emerso dall'autopsia.
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