Luca Pavanel
Domanda: «Ehi, che cosa fai il 31 dicembre?». Risposta: «Beh, vado a sentire ancora Beethoven». Ancora? Già, proprio così: una sinfonia di Ludwig all'ultimo dell'anno ormai è una «tradizione» non solo a Milano. E c'è la Verdi che anche per chiusura del 2017 la ripropone, per la diciannovesima volta di fila. Sul palcoscenico ci saranno la sua Orchestra Sinfonica con relativo Coro diretti dalle bacchette dei Maestri Elio Boncompagni ed Erina Gambarini. Il tutto completato da un parterre di solisti di rango internazionale formato da Cinzia Forte (soprano), Stefanie Irany (contralto), Carlo Allemano (tenore) e Simon Schnorr (basso). Uno spettacolo anche di numeri: la platea si troverà schierata davanti una moltitudine di artisti, circa duecento tra strumentisti e voci.
«Il pubblico non manca mai - dicono all'Auditorium - è diventato un evento vero e proprio». Con annesso fenomeno sociologico: ora esistono gli «stakanovisti della Nona», spettatori che vanno a sentire il capolavoro del compositore di Bonn come se fosse un rito, un evento a cui non mancare, il Capodanno in piazza. «Ci sono gli abbonati logicamente - continuano - ci sono anche gli stranieri che fanno i viaggi musicali in Italia». La Verdi del resto è negli itinerari delle agenzie estere, e in questo caso il capolavoro in questione è una calamita per tanti musicofili che abitano oltre confine.
«Per la diciannovesima volta consecutiva si brinderà al nuovo anno con il pubblico e con Milano, con le note immortali dell'Inno alla Gioia», recita la presentazione di largo Mahler. Una marketing ormai (quasi) superfluo, a riprova basterebbe appostarsi fuori dal teatro i giorni previsti per i concerti (da venerdì 29 a domenica 31 alle ore 20 e il primo gennaio alle 16): folle che stazionano prima e dopo il rito davanti all'ingresso. Un rito che non è tale solo in quel di Milano; il capoluogo lombardo probabilmente ha preso esempio da alcune delle capitali del mondo partite prima. Infatti la «Nona» è considerata una vera e propria tradizione pure a Berlino, Vienna e New York.
E non sorprende visto il «peso» della musica in questione. Un po' di storia.
Ed è una storia che parte da parecchio lontano: tutto inizia quando la «Nona» sinfonia viene seguita per la prima volta nella capitale austriaca, correva l'anno 1824.
«Durante quella prima, accompagnata da un successo enorme - spiegano le note storiche - il pubblico comprese appieno la portata del messaggio di Beethoven, di quell'uomo burbero e scontroso che senza arrendersi alle avversità aveva concepito in musica la rappresentazione di una tensione illuministica finalizzata al raggiungimento della felicità universale (...)».
Magicamente quel messaggio ancora oggi è intercettato dal pubblico, pubblico di ogni epoca che non ha mai smesso di amare questo capolavoro
assoluto preso in prestito - nella parte dell'«Inno alla gioia» appunto - per l'inno d'Europa. All'Auditorium di largo Mahler l'hanno capito, e la «Nona» pure questa volta sarà la colonna sonora di un anno che se ne va.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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