«Esistono persone buone ed altre cattive al mondo, ma cani cattivi non ce ne sono». Genlin, al secolo Hiroshi Horiike, è un regista cinese di Shangai e ha fatto tesoro di questo insegnamento paterno, fin da quando era bambino. Ma Genlin è anche l'autore di Eating happiness , un documentario di denuncia sul furto, il commercio e il consumo della carne del più fedele amico dell'uomo. Un legame purtroppo non sempre ricambiato. Ogni anno, in Asia, sono uccisi e mangiati 30 milioni di cani, nel 70% dei casi sottratti alle famiglie. In Vietnam l'80% della popolazione si ciba di Fido, in Corea del Sud la quota scende a un inquietante 60% e in Cina si attesta al pur preoccupante 20%.
Cifre che mettono paura, oltre a ribrezzo e ripulsa. Eating happiness è un titolo che nasce da un'idea, diffusa e radicata in Estremo Oriente. Il cane è considerato l'animale più spensierato, più gioioso. Mangiarlo, secondo la mentalità marcia di queste nazioni, significa impossessarsi di quella felicità. L'uomo insomma si rivela per quello che è. Avido di accaparrarsi un bene morale altrui. Egoista al punto di uccidere pur di ottenere qualcosa per il proprio bene individuale. Tracotante nel prevaricare il diritto alla vita degli animali. Malvagio per le sofferenze imposte loro.
Parte ora da Milano la crociata che Eating happiness si propone di portare avanti. Il film è in selezione alla Mostra del cinema di Venezia e non può essere pubblicamente presentato in anteprima, pena l'esclusione. Una proiezione privata a inviti è in programma stasera alle 19 all'Anteo e da qui la pellicola cercherà di ripercorrere la stessa scalata di popolarità già ottenuta un anno fa da Hungry hearts di Saverio Costanzo, anch'esso sul tema del contrasto fra vegetariani e onnivori. O ancora dallo splendido Fast food nation di Richard Linklater che, nel 2006, fu presentato invece a Cannes, denunciando il mondo corrotto della macellazione bovina.
Gli animali, insomma, non si mangiano. Per chi non lo avesse ancora capito. Meno che mai i cani. E da Milano Genlin muove alla conquista - o meglio, alla sensibilizzazione - del mondo. Il film è duro e per stomaci forti. Ieri, alla presentazione all'Hotel Gallia, moltissimi tra i presenti sono usciti al momento della proiezione di alcuni frammenti. Sensibili all'amor canino, gli italiani, che in larga parte vivono e coabitano con Fido, non hanno retto. Eating happiness , tuttavia, non è rivolto a loro. Cina, Thailandia, Laos, Vietnam i Paesi nel mirino. World dog alliance, promotrice della pellicola e dell'iniziativa, rappresentata ieri dal vicepresidente Simon Kwok, in collaborazione con la Lega italiana per la difesa degli animali e dell'ambiente presieduta da Michela Vittoria Brambilla con il supporto di Onlus americane chiedono che vengano proibiti vendita e consumo di carne di cane in quegli Stati come già avviene a Hong Kong dal 1953, nelle Filippine dal 1982, a Taiwan dal 2001.
«Il massacro del festival di Yulin - ha detto la Brambilla - è qualcosa che la Cina non potrà più permettersi e l'obiettivo è di fermare anche il truculento Bok Nal coreano che il 13 e il 23 luglio oltre all'1 agosto farà impallidire lo sterminio cinese».
Molti i volontari in azione che negli ultimi giorni hanno salvato 4.200 cani destinati alle tavolate di quei selvaggi che nel film non si vergognano di ammettere: «Se viene a cena un caro amico, gli preparo il mio cane».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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