Casa Lavazza apre il salotto a San Fedele

Inaugurato il primo flagship store. Tanti gusti di caffè con il dolce o il salato

Il caffè è un piacere... ma non è detto che sia sempre buono. E allora, grazie a Lavazza per averci chiarito le idee. Quel vecchio adagio, affidato all'espressione di Nino Manfredi, ci ha fatto riflettere per anni. Se non è buono che piacere è, ricordava il ciociaro. Chiaro. Limpido. Ma fermiamoci qui prima di cadere in un'altra pubblicità che nulla c'entra col caffè. E non dimentichiamo - in pieno stile Lavazza - che quello della ditta torinese, aurea tradizione fin dal 1895, più lo mandi giù e più ti tira su. Il morale, evidentemente. Quindi fa star bene. E per questo è un piacere. Insomma, tutto torna.

Benché pochi chilometri separino il capoluogo piemontese da quello lombardo, distanza inversamente proporzionale alla reciproca simpatia con annessa rivalità, non solo sportiva, Lavazza tende la mano e apre il suo salotto in una delle piazze milanesi più intime. San Fedele. Alle spalle di Palazzo Marino dove è cresciuta Gertrude, più nota come la monaca di Monza. E di fianco ai gradini di quella chiesa, dove il Manzoni, che alla «sventurata» regalò un profilo straordinario, inciampò in una delle scivolate memorabili della letteratura. Oggi si chiama flagship store, che è il solito neologismo asettico tanto gradito agli esterofili senz'anima. Meglio salotto, allora. Nobilita luogo e raffinatezza. E qui sì che il caffè è un piacere, con tutto quel che segue.

Quattro le aree dedicate agli estimatori e, più in generale, agli amatori del caffè. Coffee design che dà il nome al locale. Espresso dove è possibile gustare la classica tazzina o le sue varianti regionali e locali. Un particolare che è piaciuto a Roberto Maroni presidente della Lombardia, intervenuto a fianco della famiglia al tradizionale taglio del nastro. Caffè napoletano, cioè con la nocciola, salentino o di altre località italiane completano l'offerta che si rivolge a caffedipendenti. «Slow coffee» è il piacere di cui sopra. Apprezzare le misture, toccandone con mano l'eleganza. Infine «Fresh roasted», dove si assiste alla tostatura e alla miscelatura perché il primo piacere del caffè non è nel palato ma negli occhi. L'area di vendita delle diverse miscele e molti tavolini per chi non ha la solita fretta cittadina danno il necessario spessore a quel salotto che si rispetti davvero.

Ieri il varo, in triplice cadenza.

Al mattino l'azienda, gestita ancora a guida familiare con la quarta generazione ha incontrato le autorità, nel pomeriggio apertura per il pubblico e in serata una cena per gli intimi. Ad Alberto Lavazza è toccato l'onore del gesto inaugurale classico con la consueta sforbiciata. Da oggi, liberi tutti di un buon caffè che, vivaddio, è un piacere. E più lo mandi giù, più ti tira su.

SteG

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