Cascina Triulza, subito pronta e dimenticata

Cascina Triulza, subito pronta e dimenticata

Expo è nata attorno a Cascina Triulza, l'unica costruzione già esistente prima di qualsiasi altro padiglione. Ma ora la mette in disparte. E la segnaletica per indicare dov'è lascia un po' a desiderare. L'area dedicata al Terzo settore resta in ombra rispetto al Luna Park circense, in scena lungo il corridoio principale dell'Esposizione e viene oscurata dai più scenici padiglioni di Malesia e Corea. Detta tutta, viene nascosta pure dal grosso totem dei Baci Perugina.

Anche le attività del mercatino artigianale coperto di fronte alla cascina stanno partendo a rilento: hanno aperto i loro stand Soresina, Granapadano e pochi altri, ma la maggior parte degli espositori ha ancora le serrande chiuse. A non essersi presentati alle bancarelle sono soprattutto gli stranieri: gli espositori di Afghanistan, Benin, Bolivia ed India sembrano avere problemi burocratici. Non sono ancora riusciti ad aprire la partita Iva, necessaria per emettere scontrini, e non hanno l'autorizzazione a vendere. Le delegazioni straniere hanno già firmato il contratto e non aspettano che di risolvere gli intoppi.

Alla faccia di tutti, la Cascina sembra funzionare. Nella prima settimana in 3mila sono passati da lì: numero migliorabile, spiegano i responsabili, ma buono. Pur essendo in seconda fila, la cascina della associazioni si fa valere e punta su contenuti ed eventi. Il resto si correggerà e i problemi sulla segnaletica sono già stati comunicati al commissario unico Expo Giuseppe Sala.

In Cascina le Onlus hanno ben chiaro che la vera partita di Expo non si gioca sui fuochi d'artificio. Cascina Triulza offrirà un palinsesto di oltre 700 eventi in cui si parlerà di come davvero nutrire il pianeta lavorando tutti insieme, persone, istituzioni e imprese, per una sostenibilità nei fatti e nelle azioni e non solo nelle intenzioni.

«Qualche giorno fa don Luigi Ciotti, ospite a Cacina Triulza, invitava tutti a smettere di indignarsi a parole e a sporcarsi le mani per cambiare un sistema che non ha al centro le persone – spiega Sergio Silvotti, presidente di Fondazione Triulza –. Questo il contributo che vogliamo dare, mettendo insieme Istituzioni, imprese e Societa civile per provare a gettare un seme di vero cambiamento».

Nei prossimi giorni l'area sarà più visibile grazie alle mucche colorate da mettere nella piazzetta e all'enorme mongolfiera.

Ci sarà anche un fitto programma di gioco-educazione per i più piccoli per insegnar loro a parole che cosa significa patire la fame.

«Da lunedì - spiega Chiara Pennisi, direttore del padiglione della Società civile - partono tre laboratori giornalieri gratuiti per bambini da 4 a 10 anni sui acqua, alimentazione e sostenibilità».

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