La casa di Rosa sta accumulando record negativi. Il monolocale di via Salomone 36, parte di un complesso edilizio Aler, prima è stato occupato da un gruppo di nordafricani mentre la donna era ricoverata in ospedale, adesso invece è stato affittato a una coppia italiana di origine romena. Quando gli incaricati dei servizi sociali e delle forze dell'ordine hanno bussato alla porta sono rimasti di stucco: hanno scoperto che un certo Manuel aveva consegnato le chiavi dell'abitazione alla coppia. E che i due hanno dovuto anche versare tre mesi anticipati di caparra, 1200 euro, a un altro soggetto di nome Raul. Segno che il racket delle case occupate è tutt'altro che semplice: ci sono persone che aprono gli appartamenti, altre che li affittano e gestiscono i soldi, chi si occupa degli allacci abusivi e così via.
E tutto appare abbastanza normale anche agli affittuari abusivi: «Sapevamo che la casa era della signora anziana spiega la donna ma pensavamo che dovesse stare lontana per molto tempo, invece sembra di no». Motivo per il quale la coppia ha già ricomposto i bagagli: «Abbiamo già preparato le nostre cose perché così non è giusto, se torna deve avere la casa libera come abbiamo già detto ai carabinieri afferma l'occupante a questo punto entro due giorni io tornerò a casa dai miei genitori e spero di trovare un'altra sistemazione in zona perché ho trovato lavoro qui vicino».
Per assurdo il racket è qualcosa di talmente standard da non aver bisogno di nascondersi: come i capi del «giro» avvertono il quartiere perché tutti nei 477 appartamenti della Trecca sappiamo che un giorno specifico si occuperà la tal casa, così quando vogliono affittare l'abitazione di un anziano ricoverato mettono semplicemente un annuncio su internet. La coppia che ha preso possesso della casa di Rosa ha agito così: «Ho solo cercato affittare casa su internet e uno dei primi risultati era proprio questa al prezzo di 400 euro al mese: non era molto bella quando l'ho vista, ma costava poco e a me serviva sistemarmi in fretta».
Adesso grazie anche alla pressione delle istituzioni il monolocale verrà liberato. Anche se sembra una goccia nel mare il caso di Rosa ha scosso gli animi dei suoi coetanei: ci sono alcuni anziani delle Case Bianche che stanno cercando di alzare la voce. Per adesso oltre a una vicina di Rosa ci sono altri due che si stanno adoperando a colpi di esposti e denunce per ristabilire la legalità nel quartiere. Ancora poco per contrastare le famiglie che gestiscono il grosso del racket delle occupazioni, ma il segnale che qualcosa si stia muovendo nonostante l'assenza di Aler è arrivato. Non tutti accettano il sistema gestito dai Manuel e Raul di via Salomone, una carica degli anziani che però potrebbe smuovere più le acque di quanto non abbia fatto la visita di Papa Francesco la scorsa primavera.
Qualche finanziamento è stato annunciato, 6 milioni che non basteranno a risanare il complesso, ma come ha detto una trans che abita alla Trecca: «Se metti i citofoni nuovi anche a chi non ha mai pagato o è abusivo da sempre non invogli quelli come me a rispettare le regole». Le regole vengono prima dei soldi, soprattutto nelle periferie che dovevano essere l'ossessione del sindaco Beppe Sala.
Ma non sempre è così: «E' passato quasi un anno da quando in seguito alla visita del Papa alle case bianche di via Salomone le istituzioni milanesi
s'impegnarono a porre rimedio ai gravi problemi di sicurezza con cui sono costretti a convivere i cittadini ha commentato Silvia Sardone, consigliere comunale di Forza Italia - Purtroppo quelle promesse sono rimaste lettera morta».
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