Il caso giustizia nel Pd rischia di affondare Sala

Mr Expo già in calo nei sondaggi ora subisce anche l'effetto Lodi E Cappato presenta un'interrogazione: «C'è conflitto di interessi»

Chiamiamolo «effetto Lodi». L'arresto dell'(ormai) ex sindaco Simone Uggetti, eletto dopo il vicesegretario Pd Lorenzo Guerini nel Comune sotto choc da due giorni per il primo cittadino finito a San Vittore con l'accusa di aver costruito un bando su misura per la gestione delle piscine pubbliche, rischia di alimentare la sfiducia degli elettori del centrosinistra anche a Milano. Beppe Sala da martedì si trova suo malgrado a rispondere a domande sull'inchiesta, anche ieri pomeriggio su SkyTg24. «Ho tanti amici di Lodi che lo conoscono e tutti me lo descrivono come una brava persona - ha detto a proposito di Uggetti -. Detto ciò la magistratura fa il suo corso. È chiaro che oggi avvicinarsi alla politica vuol dire sapere che bisogna dimostrare anche più di prima di essere completamente a posto, non commettere illeciti ed essere trasparenti. Io sto mettendo in atto regole nella mia coalizione, tutti i miei candidati firmano un codice etico, noi non abbiamo condannati nelle nostre liste e tra gli impegni c'è quello di evitare ogni forma di conflitto di interessi». Gli ultimi sondaggi presentati due sere fa a «Porta a Porta» danno Sala e il candidato del centrodestra Stefano Parisi testa a testa al primo turno (38%), il 5 Stelle Gianluca Corrado è dato tra il 15 e il 16,5%, non supera il 6 Basilio Rizzo in campo per la sinistra radicale. E gli indecisi a un mese dal voto sono ancora il 42%. Anche al ballottaggio la corsa è apertissima, Sala viene dato al 50,5 e Parisi al 49,5%. L'ondata di arresti nel Pd, da Lodi alla Campania, possono avvantaggiare il centrodestra alle urne. «La sfiducia dei cittadini verso la politica non è un problema di un solo partito - sostiene Sala - c'è una disaffezione in generalee». Parisi mantiene la linea garantista,: dopo aver letto i giornali anzi sostiene che «l'arresto di Uggetti mi sembra un provvedimento eccessivo rispetto a quello che è successo». E la capolista di Forza Italia Mariastella Gelmini rimarca che il centrodestra è «garantisti non alla Renzi, quindi non a corrente alternata».

Beppe Sala in tv ammette che la città «sta andando a due velocità, c'è una Milano molto brillante e un problema periferie, quartieri dove non c'è un minimo di impianti sportivi e spazi per la cultura, c'è insicurezza». Non attacca la giunta Pisapia, ma ammette che i soldi per fare le opere «si trovano, bisogna avere il coraggio di disinvestire parte del patrimonio, si possono vendere quote di Sea e A2a dicendo chiaramente dove si va a investire». Ma a questo proposito proprio ieri Marco Cappato, candidato sindaco dei Radicali ha sollevato una questione di conflitto di interessi. Dopo le primarie Sala si è dimesso dal cda Expo ma non da Cassa Depositi e Prestiti, principale azionista di F2i che è socio di minoranza nella società che gestisce gli scali e ha diritto di prelazione in caso di privatizzazione. «Quando parla di vendita Sala lo fa anche a nome del fondo che punta ad aumentare le quote?» domanda Cappato. E non si limita al caso degli scali. Ha depositato un'interrogazione a Giuliano Pisapia che è sindaco (anche) della Città metropolitana «e come altri consiglieri fa campagna per Sala» per chiedergli «come mai non abbia già chiesto a Sala di rimuovere il conflitto che per definizione esiste, anche se potenziale, come membro di quel cda». Città metropolitana ha appena rinegoziato i prestiti con Cdp, secondo il collegio dei revisori l'ente potrà risparmiare fino a 6,8 milioni. Ma Cappato giudica l'opportunità politica dell'atto.

«Tra ex Provincia e la società Expo di cui Sala è stato amministratore unico è aperta una questione di recupero crediti, e la rinegoziazione dei prestiti è una scelta discrezionale e carica di conseguenze sul piano economico per l'ente».

ChiCa

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