Barcellona e Milano, Catalogna e Lombardia. Della crisi catalana, in Regione, si è già parlato nei giorni scorsi, anche a proposito della possibile esposizione della bandiera catalana al Pirellone. L'escalation di tensione di ieri ha riportato il caso Catalogna al centro dell'attenzione, anche per l'inevitabile raffronto col voto del 22 ottobre, quando in Lombardia e Veneto si voterà il referendum sull'autonomia.
Forza Italia, con la coordinatrice Mariastella Gelmini, e con il coordinatore della campagna referendaria Alessandro Cattaneo, esclude che le due vicende politico-elettorali abbiano qualcosa in comune. «Il governo spagnolo - premette Gelmini - indubbiamente non ha saputo interpretare le spinte autonomiste e ha abdicato al proprio ruolo di mediazione». Però - precisa - «siamo di fronte ad una scelta, quella catalana, palesemente anticostituzionale. Nessun confronto è possibile col referendum che si svolgerà in casa nostra. La scelta referendaria della Lombardia non è contro l'unità nazionale ma rivendica autonomia, maggiori competenze e una distribuzione equa delle risorse, in piena sintonia con la Carta costituzionale del nostro Paese».
I leghisti tuttavia sono molto impegnati nella difesa dell'autonomia catalana.
«Viva la democrazia viva la libertà popolo sovrano» ha scritto il governatore Roberto Maroni, mentre il segretario leghista Paolo Grimoldi chiede addittura di cacciare la Spagna dall'Ue e - alla Farnesina - di espellere il suo ambasciatore a Roma. Oggi la Lega sarà in presidio sotto il consolato spagnolo in via Fatebenefratelli. All'iniziativa «Forza Catalogna» parteciperà una delegazione di parlamentari, consiglieri regionali e comunali.
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