Cronaca locale

Catturato il violentatore. La paura del quartiere: "Qui c'è troppo degrado"

Incastrato dal Dna, il senegalese si rifugiava nel mercato abbandonato di viale Isernia

Catturato il violentatore. La paura del quartiere: "Qui c'è troppo degrado"

Lei - 45 anni, un marito, due figli, un solido profilo professionale - alla notizia che il suo stupratore era stato arrestato, pare non abbia versato una lacrima. Al massimo un sorriso tirato, chissà cosa prova una donna che ha subito quell'esperienza, c'è da augurarsi di non doverlo scoprire mai. Il dirigente della Squadra mobile, Marco Calì, uno che in polizia per professionalità e umanità fa la differenza, alla fine della conferenza stampa di ieri mattina in questura e davanti all'Aggiunto Letizia Mannella - che in Procura guida il pool Fasce deboli - ha mandato «una carezza» metaforica a questa donna violata e ferita, sottolineando il fatto che «ha tutto il diritto di restare anonima, nella sua sofferenza».

E quel diritto ce l'ha soprattutto adesso che il suo aguzzino è finito in carcere e rischia almeno quindici anni dopo averla stuprata con una violenza inaudita in pieno giorno (non erano neanche le 18 di mercoledì scorso) mentre lei portava a spasso il cane alla «Montagnetta» di Milano, in un momento che doveva essere di serenità, o comunque scevro da paure di alcun tipo.

Intanto proprio lì, a San Siro, il nome del suo violentatore - il ventiquattrenne senegalese clandestino Ibrahim Camara - non dice nulla ai residenti che in queste ore tentano invano di sfuggire al caldo canicolare. Nel punto i cui è avvenuta la violenza - il retro della scuola primaria «Martin Luther King», una parte isolata del parco del Monte Stella, lontano dai viali pedonali più battuti e che versa in stato di forte abbandono - ieri c'erano alcuni curiosi. Persone che alla notizia della cattura dello stupratore, erano venute a dare un'occhiata da quelle parti, sfidando, loro sì, il caldo. «Basta degrado, basta stranieri - ci dice un pensionato accompagnato dalle due figlie -. Dopo i timori generati dal Covid, non possiamo avere paura anche della nostra città: ce la devono lasciar vivere, soprattutto d'estate: i parchi, devono offrire un sollievo, non possono presentarsi come ricettacoli di paura».

Al chiringuito di piazza Maria Nascente gli anziani che di solito giocano a carte, ieri non c'erano. «Temperature proibitive - spiega Luigi Salaci, trentanovenne titolare di una pizzeria in zona - Ma questa inchiesta così veloce, con un risultato così importante come l'arresto dello stupratore, non potrà che infondere fiducia nella gente».

Durante la settimana di indagini quest'area a nord della città è stata invasa dai poliziotti della Squadra mobile che appartengono alla sezione che si occupa di violenze sessuali guidati da Achille Perone e dai «Falchi», coordinati da Massimiliano Mazzali che hanno setacciato la zona. Sicuri, sin dalle prime ore dopo lo stupro, che il responsabile di un gesto tanto scellerato messo a segno in pieno giorno, fosse senz'altro qualcuno che l'area la conosce bene, che ci bazzica, forse addirittura ci vive magari in qualche accampamento di fortuna. Gli investigatori hanno raggiunto così l'ex mercato comunale di via Isernia, la struttura da anni abbandonata e trasformata ormai in rifugio per clochard e piccoli criminali. E dopo ore di osservazione e appostamenti, hanno stretto il cerchio attorno a quattro stranieri - tra cui Camara -, che anche per fisionomia e abbigliamento ricordavano lo stupratore descritto dalla donna e la cui unica traccia certa era un frame ripreso da una telecamera di sorveglianza. A quel punto gli stranieri sono stati fermati e subito portati in questura per essere fotosegnalati e identificati. Tra questi c'era Camara che, come hanno scoperto i «Falchi», aveva un giaciglio proprio all'ex mercato Comunale.

Come spiegato ieri dal direttore tecnico superiore della Scientifica Roberto Giuffrida, l'isolamento del suo Dna è risultato identico a quello trovato sugli abiti della vittima. Chiudendo i giochi.

E senza lasciare ombre di dubbio sulla colpevolezza dell'immigrato.

Commenti