di Paola Bonzi*
In questi giorni sto rivivendo momenti fondamentali della mia vita, poiché esattamente 34 anni fa ho aperto, per la prima volta, la porta della stanza, dove provvisoriamente era stato collocato il Centro di Aiuto alla Vita Mangiagalli. Per questo il 12 novembre, sperando di poter sempre meglio e più, aiutare le donne incerte sulla prosecuzione della gravidanza, che quasi sempre viene interrotta per motivi di povertà, mi sono recata presso il Palazzo della Fondazione Cariplo, colma di aspettative, per ascoltare il professore Giancarlo Cesana, l'onorevole Maurizio Lupi e l'avvocato Giuseppe Guzzetti, padrone di casa.
Essi desideravano sensibilizzare i presenti, sul come affrontare le condizioni di carenza di cibo per i bambini, le difficoltà delle varie disabilità, la disoccupazione dei giovani, le molte fatiche dell'invecchiamento, l'urgenza di case di riposo, la necessità della ricerca scientifica; il volontariato (parola appena sussurrata), sussidiarietà, meno stato e più società, solidarietà, collaborazione, Cristianesimo, citazioni di encicliche. Quella, però, che mi ha colpito maggiormente è stata la parola: comunità. Mi aspettavo, da un momento con l'altro, di sentire nominare i piccoli bimbi non ancora nati a causa delle tragiche condizioni delle madri che, per il 70% circa, non riescono a pensare di poterli far nascere..
Dov'è la solidarietà con questi bambini che perdono la vita? E quale comunità mettere in atto con loro? Nemmeno l'«inverno demografico» e la denatalità, che dovrebbero preoccuparci, li rendono presenti alla
nostra coscienza! Si parlava, poi, di «progetti prefinanziati»; a questo punto mi sono proprio sentita presa in giro e addolorata. Infatti, recentemente, sono stata presso la Fondazione Cariplo per presentare un progetto (...)- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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