La cena cinque stelle? É servita sul cellulare Con Uber si ordina e si mangia in mezz'ora

Milano è la prima città in Italia a sperimentare il servizio di food delivery

Marco Lombardo

Da ieri il food delivery a Milano ha una marcia in più, quella che promette Uber. E non è che le macchine nere più famose (e contestate) al mondo adesso si mettono a fare le consegne in divisa, ma è perché la piattaforma tecnologica che ha portato al successo l'app per il noleggio similtaxi delle auto con conducente, è la stessa che ha ispirato il nuovo servizio UberEATS.

In pratica ordinare un pranzo o una cena di qualità diventa più facile, il business si allarga e Carlo Tursi - general manager del brand in Italia - spiega l'eccezionalità dell'avvenimento: «Milano è la prima città italiana e una delle prime in Europa in cui arriviamo con il nostro servizio. E il perché cominciamo proprio da qui mi sembra ovvio: la qualità, la vivacità e la cura del settore food è ormai a primissimi livelli».

Il sistema è ovviamente semplice: si scarica l'applicazione iOs o Android su telefonino (ma si può accedere anche via computer al sito www.ubereats.com), ci si registra (ma chi è lo è già su Uber viene riconosciuto in automatico), si scelgono cibo e ristorante, si ordina. Per ora entro la circonvallazione esterna «per garantire il massimo in questo momento di lancio: i ristoranti, prima di essere proposti, vengono provati uno per uno e sulla periferia non abbiamo ancora un controllo affidabile. E quindi: per adesso apriamo in centro, ma presto ci sposteremo in altre zone. E in altre città». Qualcuno direbbe: qualcosa di già visto. Ma non è proprio così, spiega Tursi. Che ci tiene a far capire che Uber EATS non è un servizio uguale agli altri: «Le nostre caratteristiche sono tre: 1) garantire ottima scelta dei ristoranti, 2) l'affidabilità della nostra piattaforma tecnologica; 3) il supporto che diamo ai nostri clienti. Abbiamo cominciato con oltre 100 locali e, visto quello per cui siamo conosciuti con Uber, garantiamo la consegna media in 30 minuti. In più per ora non c'è minimo obbligatorio per gli ordini né spese di consegna: portiamo insomma a Milano il modello che ha avuto successo nelle altre 43 città del mondo in cui siamo presenti».

Compreso quello che prevede il rispetto per il lavoro di chi consegna il cibo a casa o in ufficio: «Ci tengo a specificarlo: noi non assumiamo corrieri, non costringiamo nessun o a lavorare con orari e paghe non all'altezza. Le persone che vogliono rendersi disponibili per portare i pasti in bici o in moto devono iscriversi sul sito e a quel punto vengono vagliate preventivamente da noi.

Poi, dato il nostro via libera, il loro rapporto sarà esclusivamente con il ristorante che li chiamerà secondo la disponibilità che verrà data autonomamente. Ed anche i pagamenti sono in ragione della distanza e della complessità della consegna». Insomma in vero e proprio stile Uber. In questo caso tutto da mangiare.

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