«Il centro andrebbe più salvaguardato. Che le devo dire? Andremo a comprare i salami fuori dal negozio, ma di certo non saranno cento bancarelle ad incrementare le nostre vendite. C'è da giurarci, ci sarà molta confusione ma poco lavoro». Storce il naso Maurizio De Rienzo, presidente dell'associazione che rappresenta i negozi di corso Vittorio Emanuele. Non è «contro» l'iniziativa promossa dal Comune che dà la possibilità alla società «Buongiono Italia» di organizzare un mercatone natalizio alle spalle del Duomo. La società si è aggiudicata il bando di Palazzo Marino offrendo oltre 524mila per tre anni (che andranno alla Fabbrica del Duomo) e garantendo alle casse comunali altri 180 mila euro per tre anni come tassa di occupazione di suolo pubblico. «Fa un po' oh bej oh bej e non penso che questo possa aiutare i nostri negozi. Visti gli affitti e i costi che abbiamo in questo mento di crisi ci vorrebbero iniziative che attirano i turisti stranieri, come i cinesi e i russi, gli unici che garantiscano un po' di introiti». Di Rienzo ci tiene a dire che la sua non è una questione di «coorporativismo», e non vuole essere «contro» tout court: «Staremo a vedere», allarga le braccia» ribadendo però la necessità di seguire a Milano e qui soprattutto «maggior buongusto». «Tra le bancarelle si infilano sempre anche i venditori ambulanti con la merce contraffatta e questo non credo che attiri quel tipo di clientela di cui abbiamo bisogno».
Più fiducioso Alessandro Prisco dell'AscoDuomo che vede nelle cento bancarelle l'occasione per rianimare un po' il centro cittadino. «I pomeriggi soprattutto, ormai sono diventati un mortorio tra la crisi e l'avvio di area C - commenta - Speriamo che questa iniziativa natalizia possa almeno innescare una marcia superiore, anzi che ben venga tutto ciò che può portare un po' di movimento». E rompere quella che definisce «una tristezza assoluta nel cimitero del Domo». Non crede che le cento bancarelle possano sottrarre clienti ai negozi perché lo scopo è diverso, ma anzi che il via vai possa essere un'occasione per rimpinguare un po' anche le casse dei negozi. Non si sentono invece toccati né in positivo né in negativo i negozi del Salotto buono della città. Pierre Galli (nella foto), il portavoce, è sicuro che le cento bancarelle «non influenzino il loro giro di affari». Anzi. In questo momento a suo parere le griffe milanesi della Galleria non hanno subito contraccolpi. «A Milano ci sono molti turisti interessati alla moda, si tratta di clienti stranieri russi e brasiliani ma soprattutto asiatici sempre in aumento e fortemente interessati. Ora arrivano anche gli arabi che fino ad oggi si vedevano soltanto in estate».
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