«Se la Lombardia è considerato il maxi centro d'accoglienza d'Italia, il governo almeno ce lo dica chiaramente». Simona Bordonali, assessore regionale a Sicurezza e immigrazione (Lega Nord), non si limita a ribadire la gravità del quadro generale. Denuncia anche la mancanza di comunicazione dell'esecutivo su un nodo tanto critico.
Assessore, non eravate informati dei nuovi arrivi?
«Le notizie, come è spesso accaduto, le apprendiamo dagli organi di stampa. Vorrei lanciare un appello al governo: convochi subito le Regioni, non solo per comunicarci cosa ci aspetta in termini di arrivi. Ma anche per rivedere la gestione del fenomeno sul territorio e ascoltare le nostre esigenze e le nostre proposte. Vorrei inoltre conoscere il criterio secondo cui stranieri la cui richiesta di asilo è stata respinta, cioè clandestini, vengono inviati qui dal Friuli. La Lombardia è già la Regione che accoglie il maggior numero di richiedenti».
Qual è la situazione oggi in regione?
«Attraverso le mie visite nei centri di accoglienza ho riscontrato che è esplosiva. Le associazioni sono sature e le prefetture non sanno più dove collocare gli immigrati. Raschiano ormai il fondo del barile emettendo bandi per trovare nuove strutture. Tra l'altro è diventato impossibile vigilare sul modo in cui queste persone vengono accolte. Così si verificano da una parte casi paradossali come gli stranieri ospitati in stabilimenti termali e dall'altra casi di persone collocate in luoghi dove non vengono neppure garantiti gli standard minimi di dignità. Quello che è certo è che la Lombardia non può fare più di quello che già fa. I posti sono finiti».
Qual è il passo più urgente?
«Il governo deve essere consapevole del fatto che a breve ci saranno problemi di ordine pubblico. Questa affermazione non è frutto di allarmismo né di populismo ma solo di realismo. Chiediamo che la pressione sulla nostra regione venga ridotta».
E a livello politico?
«Vorremmo sapere se l'esecutivo abbia intenzione di attivare una seria politica di rimpatri dopo la conclusione del percorso di richiesta d'asilo, in caso di diniego. Non possiamo aspettare che si muova l'Ue, se l'Ue è inconcludente.
Servono accordi bilaterali con i Paesi di provenienza. Il messaggio non può continuare a essere: accogliamo tutti, anche coloro che non ne hanno diritto. Deve diventare: chi viene qui da luoghi che non prevedono lo status di rifugiato verrà rimandato indietro».CBas
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