Alberto Giannoni
Pavia Leonardo è tornato a Pavia. La città riscopre le tracce leonardesche, gioca con l'ossessione «pop» della Gioconda, si cimenta col suo enigma e porta i visitatori dentro il paesaggio dell'opera pittorica più famosa e più riprodotta del mondo. È «Looking for Monna Lisa», una mostra diffusa che attraversa il cuore della città e resterà aperta fino al 29 marzo.
La testa scultorea di Leonardo, con i suoi 5 metri per 4, campeggia davanti al Palazzo Mezzabarba, sede del Comune e massima espressione del barocco pavese. Intanto in piazza Della Vittoria, al Broletto, fra Giocondoclastia e Giocondolatria, si dà sfogo all'ossessione-Gioconda, quella infinita riproduzione che Duchamp ha scatenato cento anni fa disegnando dei baffi insolenti sul «sorrisetto» più misterioso del mondo. A pochi metri di distanza, in Santa Maria Gualtieri, un allestimento multimediale proietta quadro e immagini in un grande schermo nell'abside e sui monitor piazzati nelle cappelle laterali: l'installazione prova a risolvere l'eterno enigma sull'identità della «dama» indicandola in Isabella d'Aragona, moglie di Gian Galeazzo Sforza che certamente visse per un periodo a Pavia e conobbe Leonardo. Una voce femminile racconta la storia di Isabella dall'arrivo trionfale a Milano all'infelice dipartita verso Napoli, con la parentesi luttuosa del tempo trascorso a Pavia da vedova precoce, in quella sorta di esilio dorato in cui Leonardo la conobbe - nel Castello visconteo - per poi forse ritrarla. Diversi gli indizi, fra cui le trame sforzesche ricamate sull'orlo della scollatura e la foggia della zimarra che rimanda appunto a un periodo di lutto. Ulteriore indizio sarebbe lo sfondo, che rimanda ad altri dipinti in terra «padana». Nel quarto allestimento, ospitato proprio al Castello, la realtà virtuale regala la possibilità di entrare dentro l'opera. Con i visori si può planare sul fiume che compare dietro la Monna Lisa e passare sotto il ponte che si vede sopra la sua spalla sinistra, che sarebbe quello «gobbo» sul vicino Trebbia nel borgo piacentino di Bobbio.
In coda alle celebrazioni per i 500 anni dalla morte di Leonardo dunque, il Comune di Pavia con l'assessore alla Cultura Mariangela Singali Calisti tira fuori un evento importante, curato da Valerio Dehò e prodotto per la città, con linguaggi innovativi e con una prospettiva che va dal locale, e dal passato, al massimo della contemporaneità. «Nell'anno di Leonardo - ha detto il sindaco, Fabrizio Fracassi - Pavia celebra i suoi capolavori, orgogliosa di essere stata luogo degli studi di questo grande artista».
Era il 1490 quando il Genio per antonomasia visitò per la prima volta quella che era considerata la capitale culturale del Ducato, una «piccola Atene», vivace centro scientifico e umanistico. Gli fu chiesta una perizia sulla costruzione della grande cupola del Duomo e in virtù delle ricerche condotte dallo storico Carlo Pedretti è probabile che l'«Uomo vitruviano» inciso anche sulle monete da un euro sia stato disegnato da Leonardo pensando alle ricerche sugli edifici religiosi a pianta centrale come il Duomo pavese. Vi soggiornò spesso fino al 1513, e in quegli anni d'altra parte Leonardo era molto affascinato da Pavia: dalle chiese, dai canali, e come dimostrano i suoi dettagliatissimi disegni all'università seguiva con ardente interesse gli studi anatomici di Marcantonio Della Torre.
Il codice atlantico, poi, testimonia che scelse il «Regisole» pavese come modello di una statua equestre per Ludovico il Moro. Non fece in tempo a realizzarla, ma la sua opera nei vari campi dell'ingegno è rimasta per sempre. Un'opera profondamente lombarda.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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