Quelli che votano Sala turandosi il naso Il club è già affollato

Da Dalla Chiesa a Scalpelli, i dubbi alle urne Notarianni confessa: «Come la colonscopia»

Chiara Campo

Potrebbero fondare un club. Quelli che «voto Sala, ma mi turo il naso». Rischia di essere parecchio affollato, mancano cinque giorni al voto e ogni giorno si contano nuovi iscritti. Maso Notarianni, esponente della sinistra radicale (coordinatore milanese dell'Altra Europa con Tsipras, tanto per citare), sposato con Cecilia Strada e quindi genero di Gino, fondatore di Emergency, non si assume il copyright ma copia la sua battuta su Facebook per ammettere che sì, «il 19 giugno farò questa colonscopia senza anestesia», voterà lo sfidante del Pd Beppe Sala ma non poteva esprimere la sensazione con un'immagine più disturbante. Tra gli amici che lo seguono sul social network sono in tanti a cercare di convincerlo a fare una scelta di protesta (a Renzi) stando alla larga dalle urne. Si giustifica con la scusa che i bimbi siriani che arriveranno in stazione Centrale rischiano di non essere accolti se sarà sindaco Stefano Parisi. Mah. Notarianni è stato tra quelli che hanno cercato a lungo un nome anti-Sala che potesse competere con il manager, dall'ex direttore del Corriere della Sera Ferruccio De Bortoli all'ex presidente del Comitato Antimafia e senatore Nando Dalla Chiesa all'ex pm di Mani Pulite Gherardo Colombo.

Ecco, proprio Colombo aveva meditato per qualche giorno sull'opportunità o meno di scendere in campo a rappresentare quell'ala sinistra che non si riconosceva in mr Expo. Durante le primarie era stato tra i primi firmatari della candidatura della vicesindaco Francesca Balzani, le ha fatto campagna per battere l'uomo di Renzi ma è andata come è andata. Giorni fa ha accettato la proposta di Sala di guidare un Comitato per la legalità e la trasparenza in Comune, ma intervistato dal Corriere ha precisato che «è un ruolo istituzionale, non accetterei di fare l'assessore. E avrei detto di sì anche a Parisi se me lo avesse chiesto». Piano a spacciarlo come un supporter rinsavito insomma.

Nella schiera dei «lo voto, ma che fatica» la palma va senza dubbio all'ex assessore della giunta Albertini Sergio Scalpelli, dilaniato tra l'amicizia con l'ex city manager di quegli anni (Stefano Parisi appunto) e la fedeltà a Renzi. Ma non passa giorno che su Facebook non spari a zero sulla linea del Pd e del candidato. «Ecco, diciamo così, la pazienza ha un limite. Prima la vicenda Ferlini, poi la "sorellina mussulmana", ora il rigurgitino manettaro. Vediamo..» ha scritto ieri su Facebook. Per decifrare il messaggio: Sala ha tergiversato e poi non ha candidato Massimo Ferlini, vicepresidente della Compagnia delle Opere, per i veti della sinistra. Ha avallato la candidatura nella lista Pd di Sumaya Abdel Qader, finita al centro di polemiche anche a sinistra per presunte attinenze con i Fratelli Musulmani. Ha arruolato Colombo per un Comitato legalità. Ma Scalpelli non ha gradito nemmeno la lettura pubblica di Anna Frank in piazza san Fedele a cui ha partecipato anche Sala e le sue parole distaccate (se non dispregiative) sulla passata attività di Parisi a Roma a fianco del socialista Gianni De Michelis.

Aveva meditato di candidarsi contro Sala anche Nando Dalla Chieea, che da presidente della Commissione Antimafia lo ha accusato di scarsa trasparenza nella gestione di Expo. Giorni fa ha scritto: «Superando le mille difficoltà che mi nascono da scelte e comportamenti imbarazzanti, il 19 voterò per il centrosinistra. Senza per questo demonizzare chi faràdiversamente».».

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