Cie, torna di moda via Corelli Il Comune: «Apra a Malpensa»

Palazzo Marino frena: «Non è detto che sarà in città» Il Pirellone rilancia: «È necessario, anche più di uno»

Cristina Bassi

È «urgente» la riapertura di un Cie (Centro di identificazione ed espulsione) in ogni Regione. Il Viminale lo ha ribadito nelle ultime ore. Da quando, a fine anno, il ministro dell'Interno Marco Minniti ha pronunciato quella sigla, a Milano è tornata d'attualità l'immagine di via Corelli. La svolta - o il ritorno al passato - intorno alla vecchia struttura spaventa una parte della città. Tanto che sulla riapertura a Palazzo Marino, con il sindaco Giuseppe Sala in testa, frenano. Anche perché da fine 2014 l'ex Cie è stato riconvertito in centro profughi, con circa 500 ospiti.

«Si badi bene - avverte l'assessore comunale alla Sicurezza Carmela Rozza -: si parla della riapertura di un Cie in Lombardia, non a Milano. Non è affatto scontato che sarà a in città, né che sarà in via Corelli. Nessuno, a cominciare dal ministro Minniti e dal capo della Polizia Franco Gabrielli, ha indicato esplicitamente il vecchio Cie. Riteniamo che Milano abbia già dato abbastanza sul piano dell'accoglienza e nel fare di tutto per evitare che i migranti restino per strada». Rozza è in linea con Sala: «Siamo d'accordo riguardo alla stretta sui clandestini e alla necessità di fare i rimpatri, senza creare però nuovi luoghi di detenzione. Servono centri di raccolta dove organizzare le espulsioni. La Lombardia se ne faccia carico». L'idea: «Perché non un centro di questo tipo nell'area di Malpensa?». Infine l'assessore comunale apre un altro fronte: «Nel momento in cui parliamo di clandestini e abusivi - sottolinea - sarebbe bene concentrarci anche su quelli che occupano le case Aler. Finora sono mancati i controlli, a causa di una cattiva gestione dell'ente. Non si possono fare gli sgomberi, senza prima sapere chi vive negli appartamenti. Ho più volte sollecitato Aler, come anche Mm, a controllare gli inquilini e a contrastare il fenomeno delle speculazioni sui subaffitti. Spero in una svolta positiva con la nuova dirigenza».

Se il centrosinistra, con ad esempio l'assessore al Welfare Pierfrancesco Majorino, è contrario al ritorno del Cie in via Corelli, il centrodestra è favorevole praticamente in blocco. Lo sono Forza Italia, Lega e Fdi. Paolo Grimoldi, deputato del Carroccio, indica tra le sedi alternative pure la caserma Montello. «Guardiamo con favore alla riapertura del Cie - spiega l'assessore regionale alla Sicurezza Simona Bordonali -, si tratta di uno strumento fondamentale per rispedire a casa chi no ha diritto a restare nel nostro Paese. Un sistema che con Roberto Maroni all'Interno funzionava. Finalmente il governo ha ammesso il fallimento delle politiche più recenti ed è tornato sui propri passi». Sul dove al Pirellone non si fanno ipotesi per ora: «Se sarà in via Corelli o in altre zone della Lombardia lo vedremo - continua Bordonali -, toccherà al governo stabilirlo. Ci auguriamo però di venire coinvolti nella scelta, al contrario di come è stato fatto finora a proposito dei flussi e della distribuzione degli immigrati sul territorio.

Noi stessi sentiremo le amministrazioni locali sulle diverse possibilità. I Comuni si esprimano, a partire da Milano». Conclude l'assessore: «Ben vengano questi centri, anche più d'uno in regione, viste le migliaia di clandestini che sono arrivati da noi».

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