CLASSICA

TALENTI L’artista orientale in abbinata al cornista croato Radovan Vladkovic

Che Xian Zhang, oggi (ore 20.30), venerdì (ore 20) e domenica (ore 16) all’Auditorium in largo Mahler, fosse una promessa del podio, fu chiaro da subito. La sua ascesa era poi accompagnata da una serie di fattori piuttosto eccezionali. Partiamo dal più eclatante. Lei, fanciulla, pur dai tratti androgini (ahinoi, un classico delle «direttore»), sfidava una roccaforte tradizionalmente maschile, il podio appunto. E poi, proveniva dalla Cina, un Paese assai curioso e bramoso di musica d’Occidente, ma ancora a digiuno d’una tradizione sufficiente a sorreggere tanto talento. Che in quanto tale, evidentemente, è potuto emergere comunque a prescindere dal contesto. Così, Xian Zhang è entrata nell’assai ristretto circolo dei direttori d’orchestra donne. Un circolo dove non è poi così arduo entrare; la difficoltà semmai consiste nel restarci: spesso le donne direttrici sono meteore, tanta polvere di stelle all’apparire e poi promesse non mantenute. Insomma, archivio. Xian Zhang, di Dandong, classe 1976, le promesse le sta mantenendo. Le ha mantenute anzitutto tenendo testa a una delle orchestre storiche degli States, la New York Philharmonic, di cui è stata «associate conductur». L’anno prossimo debutterà con la Chicago Symphony, quella stupenda macchina da guerra che dal 2009 sarà guidata stabilmente da Riccardo Muti. Diciamo che un po’ tutte le orchestre di punta americane hanno messo gli occhi su Xian Zhan. Ora l’artista cinese sta conquistando anche il vecchio mondo. Primo mattone posto a Londra, dove è spesso ospite della London Symphony. Quindi le mire di conquista si sono allargate alla Germania.

Ora arriva anche a Milano, alla testa dell’Orchestra Verdi e in abbinata a un cornista di classe come Radovan Vladkovic, croato, artista residente della Verdi, impegnato nel secondo Concerto di Strauss. Partitura cui faranno seguito la Suite Daphins et Chloé di Ravel e Die Seejungfrau di Alexander von Zemplinsky che trasse ispirazione dalla Sirenetta di Hans Christian Andersen.

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