Dopo una notte passata tra alcol e cocaina al rientro a casa va in paranoia, vede unoscura minaccia e afferra il figlioletto di quattro mesi per fuggire. Dalla finestra e non dalla porta però. Inutilmente inseguita dal convivente che cerca di calmarla. Poi il salto, dal primo piano. Ora mamma e figlio sono in ospedale, il piccolo con una spalla rotta, la mamma solo ammaccata. Inevitabili le conseguenze: lei sarà indagata per lesioni gravissime, quindi segnalata, insieme al compagno, alla prefettura come consumatrice di sostanze stupefacenti mentre scatta anche la procedura per lallontanamento del neonato, affidato ai servizi sociali del Comune.
Finisce nel peggiore dei modi dunque la serata tra amici di Giuliana e Paolo, 31 e 28 anni, da anni ormai inseparabili. Li unisce un bimbo, Daniele, nato quattro mesi fa, ma anche il vizietto della cocaina. Non è un pettegolezzo. È lui stesso a confessarlo agli investigatori, del resto parlano anche alcuni piccoli precedenti di polizia legati appunto al consumo di droga, e le tracce di polverina bianca trovata a casa e nelle tasche della donna. Da qualche tempo i due si sono trasferiti al primo piano di un più che dignitoso stabile al 6 di via San Gregorio, traversa di Corso Buenos Aires. Lui fa lagente immobiliare, lei sembra la commessa. Paolo, allarrivo degli agenti, comprensibilmente sconvolto, riuscirà a dire solo che la compagna «lavora nella moda».
Laltra sera Giuliana e il compagno rientrano tardissimo dopo una serata tra amici a base di cocaina. Forse lei decide di farsi lultima pista. Quella che la fa andare fuori di testa. «Volevo proteggere il mio bambino» racconterà poi agli inquirenti. Parlerà di una setta satanica e della paura di essere avvelenata dal compagno insieme al figlio.
Così, alle cinque del mattino, afferra il piccolo e cerca una disperata via di fuga. La prima che intravede è la finestra che dà sul cortile interno dello stabile. Paolo la insegue, senza però intervenire fisicamente. Teme che se tentasse di afferrarla, la situazione potrebbe precipitare. Quindi le parla suadente, cerca di calmarla, la invita a mettere giù il piccolo e rientrare. Niente da fare, lei continua a gridare che deve fuggire a quella minaccia e salta nel vuoto.
Un volo di circa tre metri, poi limpatto sul ciottolato del cortile. Paolo fa le scale quattro alla volta poi è vicino alla donna e al piccolo, è convinto siano entrambi morti. Poi si accorge che il figlio si muove, strilla. Anche la compagna si riprende lentamente e inizia a parlargli. Qualcuno ha già chiamato i soccorsi, arrivano le volanti e le ambulanze. Davide finisce a Niguarda con una clavicola fratturata, lei non sembra abbia fratture o lesioni interne, viene portata al Fatebenefratelli.
Paolo deve spiegare molte cose agli investigatori. Racconta della cocaina, del fatto che entrambi ne facciano uso, da tempo. Lultima volta proprio quella notte. Nonostante la compagna da qualche tempo «... non stesse bene...», anzi proprio soffrisse di problemi psichici, soprattutto dopo la nascita del figlio. Non serve essere un medico per capire come la cocaina abbia scavato come un tarlo nella sua mente e il trauma «post-parto» abbia fatto il resto.
Condizioni troppo difficili per pensare che il bambino possa restare in quella famiglia. Così gli investigatori avvertono, oltre al pm di turno, anche il collega del Tribunale per i Minori. E scatta inevitabile lallontanamento del piccolo, affidato per il momento ai servizi sociali del Comune.
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